Il presidente della Juve, Andrea Agnelli (Depositphotos)

"La Juventus ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione". Lo spiega la Corte di appello della Figc nelle motivazioni della sentenza che ha tolto 15 punti alla Juve per il processo plusvalenze. Nel merito è stato ritenuto che la Juve abbia commesso l'illecito, "vista la documentazione proveniente dai dirigenti" del club "con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture". La Juventus ha adesso trenta giorni di tempo per ricorrere al Collegio di garanzia, la Cassazione dello Sport: il club bianconero ha già annunciato che lo farà.

Juventus, perché 15 punti di penalizzazione

Nelle 36 pagine si spiega anche il perché sia stato deciso di punire il club bianconero con 15 punti di penalizzazione. "Per quanto riguarda la sanzione - proseguono le motivazioni -, la Corte ha tenuto conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione e della stessa intensità e diffusione di consapevolezza della situazione nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A".

Processo plusvalenze riaperto per "mole di documenti che evidenziano l'intenzionalità"

La Corte di appello federale della Figc ha ammesso la richiesta della Procura di revocazione del processo plusvalenze per la Juventus, è spiegato nelle motivazioni, "di fronte ad un quadro dei fatti radicalmente diverso per l'impressionante mole di documenti giunti dalla Procura della Repubblica di Torino che ha evidenziato l'intenzionalità sottostante all'alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori".

"Bilanci non attendibili, competizione falsata"

La Corte d'appello federale ha poi definito "non attendibili" i bilanci della FC Juventus S.p.A. (cui Consob si riferisce) spiegando che questo ha effetto sulla competizione sportiva anche aldilà dell'entità economica degli scambi. "Scopo del processo sportivo – si argomenta - non è giungere ad una determinazione numerica esatta dell'ammontare delle plusvalenze fittizie, bensì individuare se un fenomeno di tale natura vi sia effettivamente stato, se esso sia quindi sussumibile sotto la fattispecie dell'illecito disciplinare sportivo e, infine, se esso possa essere considerato sistematico - cioè riferito a più operazioni e più annualità - come contestato dalla Procura federale. La documentazione acquisita dalla Procura federale, direttamente proveniente dai dirigenti della società con valenza confessoria, le intercettazioni anch'esse inequivoche, sia atomisticamente considerate che nel loro complesso, i riscontri ulteriori formati dalla contrattualistica volta a regolare un effetto concreto di permuta non manifestato all'esterno, e le ulteriori evidenze relative ad interventi di nascondimento di documentazione (caso Pjanic) o addirittura manipolatori delle fatture (caso Olympique De Marseille) costituiscono un quadro fattuale che assorbe ogni altra considerazione".

Perché da 9 a 15 punti

Di qui la decisione di andare anche oltre i 9 punti di penalizzazione chiesti dalla procura. "Tutte queste considerazioni - si legge ancora nelle motivazioni - portano dunque ad una sanzione che deve essere proporzionata anche all'inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguita tentando di rimediare ad una tale alterazione, così come deve essere proporzionata al mancato rispetto dei principi di corretta gestione che lo stesso Statuto della Figc impone quale clausola di carattere generale in capo alle società sportive (art. 19)".

"Agnelli, Paratici e Cherubini consapevoli dell'artificiosità delle operazioni"

Nelle carte spuntano anche i nomi dei membri dell'ex cda e della ex dirigenza bianconera. "Dal direttore sportivo di allora (Paratici) - si legge nel documento della Corte d'appello della Figc - all'allora dirigente suo immediato collaboratore (Cherubini). Dal presidente del consiglio di amministrazione (Agnelli) a tutto il consiglio stesso (citato come consapevole dal medesimo Agnelli). Sino ancora all'azionista di riferimento e all'amministratore delegato (Arrivabene) e ancora passando per tutti i principali dirigenti, inclusi quelli aventi competenza finanziaria e legale. In alcuni casi, con una consapevolezza a tutto tondo dell'artificiosità delle operazioni condotte. In altri casi, con una consapevolezza più superficiale o magari persino di buona fede (ci si riferisce anche all'allenatore della squadra), ma comunque in grado di far dire che tutti fossero direttamente o indirettamente coscienti di una condizione ormai fuori controllo".

"Il libro nero di Paratici inquietante e difeso dalla Juventus"

La Corte d'appello federale tira in ballo anche il cosiddetto "Libro Nero di FP (cioè Fabio Paratici)", un documento che "non è mai stato disconosciuto dal redattore (Federico Cherubini) ed è stato difeso dalla FC Juventus S.p.A. che, unitamente al predetto dirigente, lo ha fatto proprio, solo proponendone una interpretazione diversa rispetto a quella offerta dalla Procura federale, sostenendo si trattasse di un normale 'appunto' di lavoro". Un documento definito "inquietante". "Ora, l'elemento dimostrativo più rilevante, ad avviso della Corte federale, non è solo il contenuto testuale di detto 'Libro Nero di FP', di per sé sin troppo esplicito. Rileva piuttosto (quale conferma irredimibile del relativo esatto contenuto) il contesto nel quale esso è stato redatto. Emerge, invero, che detto 'Libro' fosse stato preparato dal Cherubini come documento da utilizzare nella propria discussione con Paratici in fase di negoziazione del proprio rinnovo contrattuale".

"Naturalmente - rileva la Corte federale -, non è qui rilevante operare interpretazioni esorbitanti o azzardare qualificazioni circa il comportamento in sé del Cherubini o il rapporto con Fabio Paratici. Ma ben si comprende, ad una lettura distaccata di una simile circostanza, la capacità disvelatrice di detto Libro Nero. È evidente che Cherubini era pronto a contraddire con Paratici per discutere il proprio contratto (accettandolo o rifiutandolo, non importa) ed era pronto a mettere sul tavolo della discussione quelle che lo stesso Cherubini riteneva essere importanti 'differenze di vedute': cioè il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali. Ed è chiaro che nello scrivere il 'Libro Nero di FP', Cherubini rappresentava fatti veri che oggi non possono più essere efficacemente rinnegati. È per questa ragione che il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso della FC Juventus S.p.A. - a prescindere da ogni ulteriore rilevanza - ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva".

Plusvalenze bis, c'è solo la Juventus. "Per altri club non sussistono evidenze"

Nei fatti nuovi che hanno portato alla riapertura del processo sportivo per le plusvalenze, infine, si sottolinea come "non sussistono evidenze dimostrative specifiche per le altre società". I giudici sportivi hanno infatti ritenuto che "nei fatti nuovi sopravvenuti non sussistono evidenze dimostrative specifiche che consentano di sostenere l'accusa e tanto meno appare possibile sostenere che vi sia stata una sistematica alterazione di più bilanci".