Giorgia Meloni (foto depositphotos)

La premier Giorgia Meloni, direttamente dall’Etiopia in visita ufficiale, è tornata su uno dei temi più scottanti del momento: quello dei migranti. “Io ho come obiettivo l'eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di un'ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa. C’è una proposta della maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze”, ha spiegato. La presidente del Consiglio ha aggiunto che una migrazione regolare “è fondamentale ed è il segnale che abbiamo tentato di dare nel decreto flussi. Abbiamo infatti cercato di veicolare questo messaggio: se le nazioni africane ci aiutano a combattere la rete di trafficanti con la sua scia di morte, con gli interessi miliardari fatti sulla pelle della povera gente, noi diamo dei segnali non solo in termini di flussi regolari ma anche di formazione”. Meloni ha spiegato quindi sulla necessità di creare “sviluppo, sicurezza e stabilità nelle nazioni africane anche per contrastare i flussi migratori irregolari”. L’eliminazione della protezione speciale paventata dal presidente del Consiglio non è piaciuta alla segretaria del Pd Elly Schlein: "È una vergogna far pagare sulla pelle delle persone più fragili l'incapacità di questo governo di costruire delle politiche migratorie. Ci avevano già provato e si era espressa anche la Corte costituzionale, sui decreti Salvini. Vogliono riportarci là - ha continuato -. "Vogliono smantellere l'accoglienza diffusa che è l'unica buona accoglienza perché coinvolge le comunità locali”.

Cambiando tema, la Giorgia Meloni è tornata sul caso della fuga dell'imprenditore russo Artem Uss. “Mi riservo di parlarne con il ministro Nordio, sicuramente ci sono anomalie la principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c'era una decisione sull'estradizione”, ha detto. Dalla relazione inviata dalla Corte di Milano al ministero, emerge che il Guardasigilli “non inviò ai giudici la nota Usa che chiedeva di far tornare in carcere Uss ma la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota”. Le opposizioni, intanto, chiedono al governo di riferire in Parlamento.