Daniela Santanchè (foto da YouTube)

di BRUNO TUCCI

Santanché, il caso è certamente una bomba! Il primo vero ostacolo del governo Meloni. Altro che salario minimo o patto di stabilità.

Qui si tratta di un ministro fortemente voluto dal premier che si trova nei guai per la giustizia. Guai di bilanci, di stipendi non pagati o pagati in ritardo. Di contributi in forse. Insomma, un problema di non poco conto che la stessa Meloni non aveva preso sottogamba. Quando se ne cominciò a parlare, Giorgia apparve tranquilla, serena, sicura che il ministro avrebbe saputo dipanare la matassa.E se fosse indagata chiese qualche cronista più “cattivo” degli altri? “Beh, ne riparleremo in quel momento”, replicò il presidente del Consiglio, quasi a voler significare che se la Santanché fosse stata messa con le spalle al muro la situazione sarebbe cambiata.

Ora è ufficiale: la magistratura ha aperto una inchiesta nei confronti del responsabile del turismo in Italia. Durante l’ intervento al Senato, lei aveva giurato sull’ onore che non c’era nessun provvedimento a suo carico e che il pettegolezzo era solo frutto di  un odio politico che qualcuno (aiutato da certa stampa) aveva reso pubblico senza alcun  fondamento.

Sono passate poche ore, se non pochi minuti: la Santanché è stata smentita ufficialmente dalla Procura. E immediatamente i 5Stelle hanno chiesto le sue dimissioni forti dell’aiuto che avrebbero potuto ricevere da tutta l’opposizione.

Non è difficile dedurne che Giorgia (oltre alla Santanchè) si trovi nei guai. Ha davanti a sé due strade: o accetta le dimissioni del ministro o, volendo difenderlo a tutti i costi, si troverà davanti ad un muro che non sarà semplice superare.

E’ evidente che se la Santanchè volesse fare un passo indietro, il premier finalmente potrebbe respirare, ma sarà una complicazione di non poco conto. Perchè? La minoranza avrà sempre l’opportunità, da oggi in poi, di infilare l il dito nella piaga rammentando a Giorgia il “problema Santanchè”.  E’ una colpa che, se ammessa, rappresenterebbe sempre un grande appiglio per la minoranza.

Adesso, le responsabilità si inseguono e corrono per i corridoi di Montecitorio. C’è qualcuno che, pur soppesando le parole, riconosce che errori ne sono stati fatti nello scegliere la squadra di governo. Determinati scivoloni si sarebbero potuti evitare grazie alla maggiore prudenza dei più diretti collaboratori della Meloni. “Apertis verbis” nomi non se ne fanno, ma tutti conoscono le vicende interne del partito e, soprattutto, del fuoco amico. Cosicchè, il silenzio è solo ufficiale, mentre rumors e pettegolezzi si moltiplicano rendendo ancora più difficile il cammino della Meloni.

Dove può arrivare questo strappo? Mettere in pericolo l’esecutivo di modo che il governo, ancora una volta, debba chiudere il suo mandato con largo anticipo? A questa conclusione nessuno crede perché Giorgia è ancora forte nei sondaggi e la maggior parte della gente è con lei. Però l’opposizione guarda e siede sulla riva del fiume.

Non c’è dubbio che è troppo presto per arrivare a queste conclusioni, ma se è vero che “gutta cavat lapidem”potrebbe anche darsi – come dice il proverbio latino – che “la goccia perfori la pietra”. E’ abbastanza chiaro il concetto?