di ENRICO PIRONDINI

Elly Schlein, piano segreto in 8 punti, dalle Europee all’autunno militante, fino ai social. Elly è reduce dalla Festa dell’Unità di Ravenna (assenti molti Big del partito).

1) OBIETTIVO PRIMARIO – Raggiungere  almeno il 20% alle prossime Europee per restare in sella al Pd, sennò si va a casa. In tal caso la compagna Paola Belloni può fare le valigie.

2) I RIFORMISTI – Vanno recuperati alla causa. Non hanno gradito (eufemismo) il sovrano disprezzo con cui Elly ha salutato l’addio al Pd dei 30 dirigenti liguri passati  con Calenda (“evidentemente avevano sbagliato indirizzo”). E poi:”Il cambiamento  incontra sempre resistenze; chi non si sente a casa, se ne vada”). Replica dei moderati: stalinista. Uno tsunami. Tranciante Piero Fassino:”Ci si rallegra di chi arriva, non di chi parte”. Recupero tutto in salita.

3) AUTUNNO MILITATE – La segretaria dem ha suonato la carica:”Pronti a scendere in piazza per Sanità, salari, casa, scuola. Essere di sinistra non è una colpa. Siamo pronti a una grande mobilitazione nazionale”. In ottobre si vedrà. Impresa difficile perché mezzo partito si sente espropriato.

4) TERZO MANDATO- Sindaci e governatori di peso (in testa Bonaccini ed Emiliano) lo vogliono. “Il limite di rielezione per i primi cittadini è antistorico” ha tuonato Matteo Ricci, sindaco di Pesaro dal 2014. Elly Schlein è di avviso contrario. Resterà in sella se ingoierà il rospo.

5) PROVE DI ALLEANZA – Banco di prova molto delicato. Conte incalza i dem. Elly è impegnata a trovare più punti di convergenza con il M5S sui temi che diventeranno sempre più’ caldi come il salario minimo, la difesa del Reddito di cittadinanza, l’abrogazione del Jobs Act, la battaglia sulla autonomia, i tagli alla sanità ma prima di poter parlare a tutti gli effetti di piattaforme capaci di costruire insieme una opposizione coesa, mancano all’appello alcuni temi non secondari. Come la guerra, le armi, ma soprattutto quel Jobs  Act firmato da Matteo Renzi che appare oggi uno degli scogli più importanti tra i 5 Stelle e il Pd.

6) IMBARAZZO LANDINI
Il segretario della CGIL è nei guai. Lui che è acerrimo nemico dei licenziamenti e della precarietà, implacabile difensore dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, ha licenziato il portavoce Gibelli e su questo provvedimento Maurizio LANDINI altro non è riuscito a dire che “ no comment “. Elly ha un problema analogo con i 90 dipendenti del Nazareno in cassa integrazione (scade a fine mese). Saranno ricollocati?

7) L’IDENTITÀ POLITICA – È tutta da ricostruire. Dice il politologo Pasquino :” Molti sono entrati nel Pd solo per ragioni legate all’esperienza personale o per la carriera politica che avevano già fatto, ma senza sapere bene cosa volessero e senza elaborare mai alcunché. Il problema di fondo del Pd? Il Pd non ha una cultura politica e quindi quelli che entrano portano con se’ dei frammenti di cultura, ma non c’è una ricomposizione e, appena vedono qualcosa che non piace, se ne vanno affermando che il partito è cambiato. Ma cambiato rispetto a cosa?”.

8) IL FEELING COI SOCIAL – Altro problema da risolvere: l’attuale  flop sui social. In una politica veloce tutto a ritmo di tweet, post e stories la segretaria dem è la più lenta di tutti. Urge un cambio di passo. Dopo 7 mesi alla guida del Pd, Elly Schlein arranca dietro tutti i leader dei partiti più importanti. Ma non solo. Fanno meglio di lei addirittura l’ex ministro grillino Danilo Toninelli e l’iperattivo Cateno De Luca. La segretaria è ferma a 280.000 seguaci, Toninelli ne ha il doppio. È tutto dire.