di STEFANO CASINI

Non era la visita di un Presidente della Repubblica, neanche un’antica festa del 2 Giugno, quando a frotte arrivavano connazionali alla Casa degli Italiani. I patronati dell’Uruguay hanno invitato alla comunità italiana a dialogare e cercare soluzioni alle richieste di cittadinanza.

É piú che ovvio che la vergogna impregna un po’ tutti gli italiani all’estero che, dopo oltre 30 anni di sorteggi, code chilometriche, appuntamenti a 15 anni e decine di prove, anche molto comiche, hanno capito che, secondo le stesse parole dei presenti, anche l’invenzione “PRENOTAMI” ha significato l’ennesimo fiasco, anzi, il piu diabolico, per il semplice motivo che, non essendoci l’intervento “umano” ed essendoci soltanto tecnologia non appropriata per espletare milioni di pratiche in tutto il mondo, dipendiamo da apparecchiature obsolete e insufficienti che entrano continuamente in tilt.

Erano presenti i rappresentanti dei patronati italiani in Uruguay e al tavolo dei dissertanti, c’erano: Filomena Gentile, Filomena Narducci, la Capo delegazione della Cancelleria Consolare Alessandra Crugnola e Renato Palermo.

In primo luogo hanno parlato tutti i convocanti e la responsabile della Cancelleria Crugnola che, a dir la veritá, con i poverissimi mezzi  a disposizione, ha saputo ottenere ottimi risultati. Appena arrivata in Uruguay, meno di 3 anni fa, i cittadini italiani in Uruguay erano meno di 120.000 e oggi hanno superato i 134.000.

In ogni caso, quando é stata concessa la parola agli assistenti, pressocché giovani, é scaturita una specie di vergogna collettiva. Le storie che sono state raccontate e che condivideremo da qui ai prossimi giorni su GENTE D’ITALIA, non possono essere considerate meno che patetiche. Le attese per una cittadinanza sono di molti anni, anche se, come hanno tenuto a sottolineare gli stessi rappresentanti dei patronati, in paesi come Argentina,  Brasile o Cile, i tempi biblici dell’Uruguay son giá passati al Giurasico (e, purtroppo, é vero) .

La stessa Alessandra Crugnola che si è presa il lavoro di ipotizzare quanti impiegati si dovrebbero avere, in piú, per regolarizzare in tempi “normali” le cittadinanze, ha dichiarato che dovrebbero essere il doppio di quelli che ci sono oggi.

Noi di GENTE D’ITALIA per criticare Ambasciata, MAE e un COMITES inesistente, abbiamo dovuto pagare tutti i piatti rotti. Ma, purtroppo, i piatti continuano a rompersi. Si protesta, si protesta, almeno é anche stata scritta una lettera al Sottosegretario del MAE addetto agli Italiani all’estero che, giá, alla Casa degli Italiani, è stata firmata da centinaia di persone. Le lettera, dopo esser stata firmata dal massimo di connazionali possibile, anche attraverso le sedi dei Patronati, sará inviata a Roma.

Vi proponiamo alcune storie:

Alvaro Amaro Roma:”Durante tutta la vita, nella mia famiglia é stato presente il tema di farci cittadini italiani. Ho iniziato le eterne pratiche di trovare certificati di nascita, matrimonio e defunzione dei miei nonni che, normalmente, vanno persi, nell’anno 2002. Erano tempi difficili e la crisi economica mi aveva spinto a cercare di farmi cittadino italiano. In quel momento ero giovane e avevo una figlia piccola, ma, con l’aiuto di tutta la famiglia, abbiamo iniziato.  Ci abbiamo messo anni per rintracciare la documentazione e non é stato troppo difficile neanche trovare il certificato di nascita del nonno nato in Italia, ma non riuscivamo a trovare il certificato di matrimonio. Poi alla fine, 2 anni fa, dopo aver pagato 400 dollari a un “gestore”, siamo riusciti a trovare anche questo documento. Abbiamo fatto tutte le traduzioni e le pratiche ed é iniziato il calvario dell’appuntamento. Impossibile, mentre tutta la documentazione scadeva e dovevamo rifare traduzioni e “apostillas”. Ora, con il sistema PRENOTAMI, é tutto piú difficile! Trovare un appuntamento é assolutamente impossibile. Ci siamo messi tutti davanti a un computer, in tutti gli orari e bib c’é niente da fare. L’unico che spero che un diritto come avere una cittadinanza secondo la legge, si trasformi in una mercanzia, affinché dei corvi come questi enti gestori che continuano ad aumentare i prezzi in dollari o euro, ci rubino. Mi pare ingiusto. Sono piú di 20 anni che cerco di ottenere la mia cittadinanza italiana che mi puó trasmettere mio nonno!”

Marzia Parodi: “Ho discendenza italiana attraverso il mio bisnonno Parodi. Attraverso il Patronato ACLI di Montevideo ho iniziato la pratica per ottenere il certificato di nascita, ho finito tutte le pratiche e le traduzioni. Da oltre un anno ho tutto pronto ma mi son dovuta affrontare alla piattaforma utilizzata dallo Stato italiano PRENOTAMI. Entro tutti i giorni, ma, nel mese di maggio mi hanno bloccato l’utente, apparentemente perché stavo violando termini e condizioni, quando , in realtá, l’unico che facevo era la procedura di sempre, fare click nel bottone per gli appuntamenti. É piú che evidente che questo sistema ha 1000 difetti e non funziona. Ho scritto mails alla cancelleria e mi hanno risposto che dovevo andare alla sede, in forma presenziale, per essere sbloccata e l’ultima volta, ció che mi ha chiamato l’attenzione, é stato che mi hanno detto che, in un minuto avevo superato i 100 clicks e non si poteva fare! Non hanno trovato una scusa piú ridicola! Io facevo click e inmediatamente mi appariva il cartellino “tutto pieno”…...sempre. Ho sempre avuto buona volontá e credo che é sempre meglio fare qualsiasi pratica di forma legale, non attraverso gestori fasulli o che ti prendono cifre assurde per ottenere un appuntamento. In questa riunione hanno anche detto che i prezzi sono, in certi casi, stratosferici, oltre 1000 dollari e questo, non solo, non lo posso fare perché non posso contare con una cifra del genere, ma é anche una vera vergogna”.

Abbiamo anche parlato con Elena Bravin del Patronato ACLI e Filomena Narducci dell’INAS.

Elena Bravin: “Non aspettavamo tanta gente. É stata una riunione positiva non c’é dubbio. Noi tutti giorni, negli uffici dei nostri patronati, abbiamo centinaia di persone disperate perché non riescono ad ottenere appuntamenti per fare le pratiche di cittadinanza e questo non é un problema nuovo, ma, indubbiamente, il sistema attuale, che funziona da poco tempo, non é idoneo per risolvere il problema. Conosciamo la situazione di altri paesi, dove i tempi sono molto superiori ai nostri, soprattutto per una questione di numeri. L’unica realtá è che, senza una maggiore presenza nelle strutture consolari di funzionari addetti, tutti i sistemi che sono stati provati nel tempo, non sono serviti a nulla. Per questo l’importanza di questa lettera che vogliamo presentare al Sottosegretario Silli e al Presidente del CGIE Schiavoni. Io non ho nulla da criticare sul lavoro della Cancelleria, perché loro fanno quello che possono, ma, anche se il doppio di funzionari parrebbe impossibile, non sono neanche cosí tanti. Dobbiamo cercare nuove soluzioni”

Filomena Narducci: “Noi siamo soddisfatti per la grande risposta della gente oggi alla Casa degli Italiani che è venuta a dialogare con noi su questo problema gravissimo che abbiamo da sempre. Abbiamo una rete  consolare totalmente inadeguata per 134.000 connazionali. Questo di oggi é stato il primo passo. Che il Presidente del CGIE Silli e il Senatore Schiavone, Direttore Generale, sappiano qual’é la vera situazione in Uruguay e che loro, che ci rappresentano, prendano effettivamente delle misure. Dopo di che, la storia ci insegna, che, dopo aver esaurito tutti i sistemi legali per ottenere i nostri diritti, fare manifestazioni pacifiche davanti all’Ambasciata e la Cancelleria, potrá dare a noi un’altra visibilitá che fará una definitiva pressione sulle autorità italiane. In ogni caso bisogna trovare altri modi per velocizzare le pratiche, Per esempio, ci sono i Patronati che, da sempre, hanno dato una malo fortissima alle reti consolari. Allora, perché non pensare a rafforzare il vincolo con i patronati, affinché, una parte del lavoro che tutta una parte del lavoro che non è strettamente consolare, la possano fare i patronati. Cosí si starebbe facendo un salto avanti per quanto riguarda questa situazione che é ormai impossibile da affrontare!”

Ad un certo punto della riunione, si é anche parlato delle enormi ombre che appaiono ora con il nuovo governo che, ha provato a esporre altri tipi di restrizioni per quanto riguarda con la cittadinanza. Dopo il giusto insegnamento della nostra lingua, si parla ora che, per ottenere la cittadinanza definitiva, si dobrebbe vivere un anno nel nostro paese.

Questo è acqua…..di altri mulini.

ERRATA CORRIGE

"Nell'articolo sulla grande riunione convocata dai Patronati Italiani in Uruguay, per sbaglio, ho scritto Filomena Gentile, come rappresentante del Patronato ACLI. Si tratta di Elena Bravin. Chiedo scusa a lei e al Patronato ACLI in Uruguay".

Stefano Casini