Se Roma è candidata a ospitare l’Expo 2030, il paese ‘più italiano del mondo’ non la sostiene. È la critica che la Camera di commercio italiana in Argentina ha mosso al governo di Buenos Aires: ufficialmente appoggia la candidatura dell’Arabia Saudita, che il grande evento mondiale vuole portarlo a Riad. Sarà l’assemblea del Bureau International des Expositions, a novembre, a esprimersi col suo voto valutando anche la coreana Pusan, mentre Odessa è fuori dallo scorso giugno. E la vicenda si impone come una ‘chicca’ nei rapporti tra Italia e Argentina.

Il sostegno del governo di Alberto Fernández a quello saudita è noto dallo scorso maggio, quando il ministero degli Esteri ha sottolineato espressamente che, in questo modo, ne trae giovamento il vincolo bilaterale. E così la scelta di Buenos Aires non è andata giù alla comunità italiana, almeno a quella parte che continua a coltivare un legame che viene da lontano. Tra questi, Giorgio Alliata di Montereale, presidente della camera di commercio che funziona dal 1884, non ha usato mezzi termini: è una mancanza di stima, considerazione. Dimentica la storia che unisce Italia e Argentina, Argentina e Italia, questo il senso. Incomprensibile anche per il resto della grande galassia tricolore alle latitudini australi.

Alliata di Montereale considera “sorprendente” la scelta di Buenos Aires che può essere interpretata come legata a “promesse economiche” pur ammettendo che non sono noti i termini della mossa albiceleste. Ma, aggiunge, che non va dimenticato che tante grandi imprese argentine (“quasi tutte le imprese manifatturiere”, specifica) sono state fondate da italiani e che è pur sempre il paese con più italiani fuori dallo Stivale.

 

L’argomentazione dei vertici dell’ente italico è anche chiaramente legata alle opportunità di promozione e business che si sviluppano attorno a un grande evento come l’Expo, una perfetta occasione per insistere su un’amicizia spesso sottovalutata o dimenticata da entrambe le parti. Del resto, l’affinità economica tra Italia e Argentina è più evidente rispetto alla esclusiva e naturale vocazione saudita, legata al petrolio.

Una ulteriore lettura è possibile, più politica, e vedrebbe, al contrario, il sostegno argentino alla città di Roma muoversi nel solco dei tentativi di avvicinamento, col trattato commerciale che si sta negoziando, tra Mercosur Unione europea o, almeno, tra Argentina e Vecchio continente. Recentemente, invece, la politica internazionale ha registrato il (quasi) ingresso dell’Argentina nel gruppo dei Brics insieme, tra gli altri, all’Arabia Saudita, paese col quale Buenos Aires ha intensificato il dialogo alla ricerca di nuove e urgenti fonti di investimento nel paese.