Sarà consegnato alle autorità argentine, probabilmente entro la fine dell'anno, don Franco Reverberi, l'86enne sacerdote della diocesi di Parma accusato di crimini contro l'umanità, tra i quali l'omicidio nel 1976 del 20enne peronista Josè Guillermo Beron, tuttora disperso, e di aver assistito alle sessioni di tortura cui erano sottoposti i prigionieri del regime del generale Videla durante gli anni della dittatura militare tra il 1976 e il 1983.

 

La Corte di Cassazione, confermando quanto deciso dalla corte di appello di Bologna, ha respinto il ricorso contro l'estradizione presentato dalla difesa del sacerdote e recepito le argomentazioni dell'avvocato Arturo Salerni, in rappresentanza dell'ambasciata argentina

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha 45 giorni di tempo, dalla ricezione del provvedimento, per disporre la consegna del sacerdote a Buenos Aires.

 

Reverberi, cappellano militare a Mendoza nel 1980, era ricercato per alcuni atti avvenuti nel centro di detenzione clandestina La Departamental dalla giustizia argentina che indagava sugli omicidi e sulle sparizioni di migliaia di giovani nell'ambito del cosiddetto Piano Condor.

 

Nella primavera del 2011, quando era stato raggiunto da una convocazione del procuratore federale, il sacerdote - che si è sempre dichiarato innocente - aveva trovato riparo in Italia, per la precisione a Sorbolo (dove era nato nel 1937), paesino della provincia di Parma dove ha anche celebrato messa.

 

Le reazioni a Sorbolo: "La comunità è stanca. Non giudichiamo fatti che non conosciamo"

 

“Questo è un passo avanti importante verso il risarcimento delle vittime dal momento che l'estradizione apre la strada al processo per Reverberi, profugo della giustizia argentina dal 2011”, così commenta, raggiunto al telefono da Parma Repubblica, Richard Ermili, l’avvocato che segue in Argentina la vicenda in qualità di rappresentante dell'Associazione Civile Assemblea Permanente per i Diritti Umani (Apdh) di San Rafael per conto della Procura della Repubblica Argentina.

 

“L’Assemblea Permanente per i Diritti Umani celebra il risultato della sentenza che ha rigettato l’appello avanzato da Reverberi contro l’estradizione. Il trasferimento, che dovrà essere effettuato entro i prossimi 45 giorni, permetterà di proseguire con il processo penale in cui Reverberi dovrà rispondere alle accuse di complicità nella scomparsa di Josè Beròn, di partecipazione in torture collettive e in altri delitti commessi nel 1976 nel centro clandestino di detenzione di San Rafael, provincia di Mendoza, noto come Departamental”.

 

Per i parenti delle vittime così come per i sopravvissuti, prosegue Ermili, “il fatto che Reverberi debba rispondere in giudizio rappresenta una riparazione. Le ferite dei popoli si curano con la giustizia”.