di ROBERTO ZANNI

Noi siamo i 'divisivi'? Un aggettivo, 'divisivo', utilizzato dall'ambasciatore pro tempore in Uruguay Giovanni Iannuzzi in combutta con il compagnuccio di merenda Aldo Lamorte. 'Gente d'Italia' è divisivo, le parole scritte dalla coppia della menzogna, Ambasciata e Comites, per far in modo che al nostro/vostro giornale non venisse concesso il contributo all'editoria previsto dalla legge. Parole che risalgono a più di un anno fa, certificate dalle firme, responsabili di fronte alla legge quindi i tribunali, di ambasciatore ed ex presidente Comites. Noi saremmo divisivi giusto? Coloro i quali da sempre, grazie al nostro direttore/editore Mimmo Porpiglia, hanno dato voce a chi di solito non ce l'ha: la gente (questa volta con la minuscola). 'Divisivi' perchè abbiamo scoperchiato quelle pentole che forse era meglio tenere rinchiuse, ma l'abbiamo fatto... E ora? Già e ora cominciano finalmente a venir fuori le verità: è passato oltre un anno dall'inaugurazione a Montevideo in pompa magna (ambasciatore, Comites, Maie) dell'ufficio consolare voluto a tutti i costi (milioni di euro) per risolvere i problemi della gente (ancora con la minuscola). È sempre brutto affermare 'te l'avevo detto...', quando però si tratta di verità contro le menzogne - Iannuzzi, Lamorte, Merlo - non si può far finta di nulla, insabbiare, mettere sotto il tappeto. E questa volta non l'abbiamo detto noi, ma la 'Casa degli Italiani' in una riunione infuocata dove i presenti, tantissimi, hanno riportato quello che tutti sapevamo da tempo: l'Ufficio Consolare non è servito, i problemi dei servizi consolari a Montevideo e in Uruguay sono sempre gli stessi nonostante la spesa di un paio di milioni di euro finiti chissà dove. Soldi che se fossero stati destinati al rafforzamento del team funzionari avrebbero avuto tutto un altro effetto (eccetto quello di riempire le tasche ai costruttori e ai loro amici). Così ancora una volta sono nate, spontanee, le proteste rappresentate dai patronati Inas, Inca e Acli per ribadire che le difficoltà non sono diminuite, casomai il contrario. Ma dov'era l'ambasciatore Iannuzzi? Rintanato nella fortezza, incapace di affrontare faccia a faccia la gente e i problemi che affliggono gli italiani in Uruguay. Non si tratta comunque di una novità: il pavido Iannuzzi non è certo in grado di sostenere un confronto a viso aperto perchè le sue capacità si riassumono nelle menzogne, qui si che ci sa fare. Ecco allora che ormai alla fine del suo disastroso mandato la verità comincia a farsi largo. L'ambasciatore pro-tempore è incapace di gestire un ufficio così importante: ha dichiarato il falso contro di noi, nella sua ambasciata è morto un connazionale, Luca Ventre, e tutto quello che dovrebbe funzionare anche solo a scartamento ridotto, invece non va. L'Uruguay, e ci riferiamo a quella parte che ha il tricolore e che è imponente, ridotto a un Paese del quarto mondo dove acquisire la cittadinanza è un'impresa e dove hanno rilievo, in stile velina, solo fiere (con numeri gonfiati) e consegne di riconoscimenti o pseudo tali. Ma non è questa l'Italia che vorremmo vedere fuori dai confini, non è questa l'Italia reclamizzata a tutta voce dal Governo, quell'Italia che dovrebbe anche vigilare sui reati commessi (Iannuzzi invece preferisce salvaguardare gli amici colti in flagrante a rubare voti, Lamorte ovviamente). E non è certamente questo l'ambasciatore che un grande Paese democratico e tanto italiano come l'Uruguay si merita. Un'ambasciata, un ambasciatore, un Comites che hanno usato la loro infelice influenza per allontanare, creare ulteriori ostacoli alla gente. E i divisivi saremmo noi...