di BRUNO TUCCI

Si può aver paura di stravincere? Cioè di essere talmente più forte degli alleati tanto da creare un dissidio fra di loro? 

E’ un interrogativo che può sembrare stravagante e singolare, ma all’apparir del vero potrebbe avere un certo fondamento.

Se lo chiede in questi giorni Giorgia Meloni anche se il voto di giugno è ancora assai lontano. I sondaggi dicono senza ombra di dubbio che lei sarà il protagonista assoluto delle elezioni europee; qualcuno afferma con tanto ottimismo: “un  successo senza precedenti”.

Ed è questo che in parte preoccupa il premier. Ragioniamo per un momento: se il presidente del Consiglio dovesse arrivare così in alto, la triade del destra-centro ne risentirebbe?

“Ne siamo certi”, sentenziano alcuni. In questo caso che fine faranno Matteo Salvini e Antonio Tajani, vale a dire Lega e Forza Italia? Si sentirebbero scavalcati, una presenza pressochè nulla nella maggioranza.

Ecco la titubanza di Giorgia: non si vorrebbe trovare nella situazione in cui ha fatto man bassa di voti a discapito di una alleanza che potrebbe scricchiolare. Perchè? Gli altri due partiti dell’alleanza non avrebbero più  tanta voce in capitolo, una specie di due di coppe quando la briscola è danari.

Domanda: rimarrebbero a dar man forte ai Fratelli d’Italia oppure comincerebbero a sfogliare la margherita: ci sto, non ci sto?

Il pericolo che sente il Carroccio è quello di arretrare e quindi tornare quella forza del Nord cara a Umberto Bossi. Addio sogni di sfondare al centro e al sud con percentuali uguali al Papete.

Per Forza Italia l’eventualità è diversa, ma ugualmente amara. Si deve superare il complesso di Berlusconi, molti continuano a ricordare il glorioso passato e temono che se la vittoria di Giorgia dovesse prendere la strada della stravittoria, i guai per il partito inventato da  Silvio sarebbero tanti. Fino a scomparire? Questo no, il nocciolo degli europeisti è forte nel gruppo ed è una garanzia anche per il premier.

Rimarrebbe però il dubbio del tracollo che potrebbe significare la fine della triade. “Queste sono soltanto speranze della minoranza che non sa dove arrampicarsi e va alla disperata ricerca di trovare un quid che possa metterci in difficoltà”.

Nonostante la tranquillità di gran parte della base, Giorgia, da fine e navigato politico quale è, sente che qualcosa ancora non quadra. Basterebbero a dimostrarlo le difficoltà sorte con le candidature per le regionali. Pure in questo caso si sono dovute sudare le proverbiali sette camicie. Perciò  il fenomeno potrebbe ripresentarsi anche per le europee.

Giorgia lo sa e sfoglia la margherita. Vale la  pena di stravincere e mandare a carte quarantotto una coalizione che ha “rivoluzionato” l’Italia? Assolutamente no. Quindi, come fare? Dare più spazio agli alleati di modo che diversi esponenti taglierebbero il traguardo di Bruxelles? E’ un interrogativo che riguarda non solo il premier, ma anche il Pd. Il partito vuole più spazio per le seconde linee, altrimenti si fa sempre la figura dei panchinari e mai dei protagonisti. Insomma, Elly Schlein si pone gli stessi interrogativi della Meloni e va alla ricerca di una soluzione.

Certo, è una situazione ben strana soprattutto quella del premier. Infatti qual è il sogno di un leader? Quello di sfondare e raggiungere preferenze da capogiro. In questo caso, c’è chi dice che Giorgia dovrebbe procedere con i piedi di piombo e accontentarsi (si fa per dire) di un successo che la farebbe diventare grande e protagonista in Europa.

Ma senza mortificare gli altri due alleati che rimarrebbero tali solo se contassero in qualche modo nel vecchio continente. Si può dar loro torto? Alzi la mano chi la pensa in maniera diversa e al posto del premier se ne infischierebbe delle polemiche e degli sgambetti e andrebbe speditamente verso una vittoria di altri tempi.