Budapest (foto depositphotos)

Su istruzioni del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il segretario generale della Farnesina, Ambasciatore Riccardo Guariglia, ha convocato questa mattina al Ministero degli Esteri l'incaricato d'Affari della Repubblica di Ungheria.

"Nel ribadire la protesta del Governo italiano per le condizioni" in cui Ilaria Salis è detenuta e viene trattenuta nelle udienze, Guariglia "ha espresso la ferma aspettativa del Governo" affinché alla Salis sia accordato "al più presto un regime di custodia cautelare in linea con la normativa europea, incluse misure alternative alla detenzione in carcere".

Il legale di Salis, ambasciatore appoggia i domiciliari. "C'è stato un primo incontro con l'ambasciatore e per la prima volta c'è un concreto interesse ad appoggiare la nostra richiesta che Ilaria torni a casa e sia liberata. E questo si può realizzare con la misura dei domiciliari in Italia". Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis, da 11 mesi detenuta in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione a due estremisti di destra, ha spiegato all'ANSA in questo modo il faccia a faccia avuto oggi con l'ambasciatore Manuel Jacoangeli, insieme al padre di Ilaria. "Oggi l'ambasciatore ha un primo incontro al ministero della Giustizia ungherese che affronterà il caso".

M5S chiede una informativa a Meloni. "Le scioccanti immagini di ieri di Ilaria Salis, ammanettata in modo indegno nel tribunale di un Paese di cui Giorgia Meloni si vanta di essere amica, ci lasciano esterrefatti. All'apertura dell'Aula chiederemo subito un'informativa urgente alla Presidente del Consiglio. La gravità della situazione richiede informazioni e interventi immediati. Vogliamo capire se il governo, tramite la Farnesina, già sapeva delle condizioni di Ilaria. Ci auguriamo che Giorgia Meloni metta gli interessi dei cittadini italiani prima di quelli di Orban". Così all'Ansa Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera.

Il papà denuncia: "L'ambasciata sapeva di mia figlia in catene. "Credo che l'Ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice. Noi fino al 12 ottobre, quando mia figlia ha scritto una lettera, non avevamo evidenza del trattamento che stava subendo nostra figlia. Gli unici che lo sapevano e non hanno detto nulla sono le persone dell'Ambasciata italiana in Ungheria". Lo ha detto ad Agorà Rai Tre Roberto Salis, il padre di Ilaria, mostrata ieri in catene davanti al tribunale di Budapest.

Amnesty International, può essere applicata norma su domiciliari. "Riguardo alla vicenda di Ilaria Salis potrebbe essere applicata una norma, la decisione quadro del 2009 del Consiglio europeo sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle 'misure alternative alla detenzione cautelare', che in questi casi prevede per il detenuto una serie di misure alternative, come i domiciliari. Essa potrebbe non necessariamente essere applicabile solo a condanna definitiva, ma anche prima. È sicuramente un discorso controverso, perché una recente sentenza della Cassazione ha sottolineato che - nell'ambito applicativo - il relativo decreto legislativo del 2016 si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive". È quanto sostiene il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.

I giuristi democratici, la Comunità europea prevede i domiciliari. Denunciano le "condizioni terribili" della detenzione di Ilaria Salis e "l'utilizzo disumanizzante e proibito nei nostri tribunali delle manette e dei guinzagli a vita", vincoli con i quali ieri la maestra antifascista milanese detenuta in Ungheria da 11 mesi è stata portata in aula a Budapest, inoltre i 'Giuristi democratici' - con due legali di Venezia ammessi al processo come Osservatori internazionali - ricordano che "la Comunità europea ha stabilito la possibilità di ottenere gli arresti domiciliari nel proprio Stato, giustappunto perché non si verifichino disparità di trattamento tra cittadini europei, il cui pericolo di fuga non deve fungere da elemento discriminante".

Tajani, questa volta si è ecceduto. Sulla vicenda di Ilaria Salis, portata in aula in tribunale in catene a Budapest, "questa volta mi sembra che si sia ecceduto": si tratta di "violazione delle orme comunitarie" e non è "in sintonia con la nostra civiltà giuridica": lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un'intervista a Radio Anch'io. Secondo Tajani, "gli avvocati devono chiedere gli arresti domiciliari in Italia", e ha detto anche che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha incontrato il padre di Ilaria, Roberto, e sta seguendo da vicino il caso. "Ho chiesto che ci sia il rispetto assoluto del diritto comunitario, perché trascinare in quella maniera un detenuto mi sembra che sia fuori luogo, non in sintonia con il nostro diritto comunitario" e "il rispetto di un detenuto deve sempre esserci". Se Ilaria Salis viene giudicata colpevole, "deve scontare la pena, ma il rispetto della persona, anche di un detenuto, deve esserci come di qualsiasi persona umana". "Non vogliamo intervenire nella giustizia altrui, ma siamo nell'Unione europea e ci sono diritti dei cittadini da rispettare" e "lo dirà il nostro ambasciatore" a Budapest e lo diremo al rappresentante diplomatico ungherese in Italia. Della vicenda Salis, ha detto Tajani "abbiamo già parlato con il governo dell'Ungheria. Nell'ultimo Consiglio europeo degli Affari esteri ho consegnato un documento al governo ungherese, chiedendo che si vigilasse sul rispetto delle regole". "Noi non lasceremo la nostra concittadina in una condizione di mancato rispetto" e su questo "non possiamo transigere".

Il sostituto procuratore generale di Milano, l'Ungheria non risponde sulle condizioni in carcere

"Mi pare una risposta gravemente deficitaria rispetto alle domande dettagliate poste dalla Corte d'Appello, a domande molto precise sono state date risposte molto imprecise" sulle condizioni delle carceri in Ungheria. Lo spiega il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser a proposito della relazione arrivata oggi dalle autorità ungheresi per il procedimento davanti ai giudici milanesi che dovranno decidere se estradare o meno in Ungheria il 23enne Gabriele Marchesi, anche lui accusato come Ilaria Salis di aver aggredito dei neonazisti durante una contromanifestazione a Budapest l'11 febbraio 2023. "Insisterò nel chiedere che Marchesi non venga consegnato", ha detto il pg.