di STEFANO CALCARA

Sono italiano dalla nascita, perché erano italiani i miei genitori. Sono nato a Roma anche se ció non da la cittadinanza italiana. E mia figlia é italiana solo perché é mia figlia, ancorché casualmete nata pure lei a Roma. Vivo in Brasile da alcuni lunghi anni avendo anche partecipato per qualche tempo e  in forma attiva agli eventi della Comunitá italiana. Vivo a Porto Alegre nello stato del Rio Grande do Sul, dove un buon 20% della popolazione dello stato vantaorigini italiane.  Si incrociano obbligatoriamente i due temi: lingua e cittadinanza. E non sempre questo incontro si svolge in maniera fluida. La richiesta della cittadinanza italiana sorpassa di molto la voglia di apprendere l´italiano. Su una comunitá di discendenti che in Brasile é stimata in 25 milioni di persone la forza della richiesta di cittadinanza é molto maggiore a quella delll´apprendimento della lingua italiana.

Ricordiamo anche che le modalitá di acquisizione della cittadinanza italiana secondo la legge oggi vigente sono tre: jure sanguinis, jure coniuctionis e jure electionis.  Detto brevemente la cittadinanza italiana si acquisisce per discendenza (per sangue) da uno dei genitori o da un ascendente diretto; per matrimonio, dopo un certo periodo di matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a; infine per scelta, laddove lo straniero residente in Italia da 10 anni ininterrotti  ne faccia richiesta. Delle tre, qui in Brasile e in tutto il resto del SudAmerica, le prime due sono quelle attraverso le quali si richiedono le cittadinanze italiane. E delle prime due la stragrande maggioranza delle richieste fa appello alla discendenza da un cittadino italiano, quindi per vincolo di sangue.  Mia moglie ha ottenuto la cittadinanza italiana da due anni con piena volontá di averla emozionandosi al momento del giuramento in perfetto italiano.

Il processo di ottenimento di cittadinanza per via consolare é molto lento, va detto. É una macchia nera che parlamento e governo avrebbero dovuto modificare da parecchio tempo. E a causa di questa evidente lacuna negli ultimi tempi sono sorti come funghi agenzie e professionisti che offrono procedere alla richiesta di cittadinanza italiana per via giudiziaria in Italia. Alcuni sono veri e propri imbonitori, tipo venditori di pentole, che arrivano a promuovere la cittadinanza con sconti e promozioni tipo “black friday”: vergognoso.

Questa forte domanda é vero amore per l´Italia, terra di origne degli avi? Avi (fino a 32 tetranonni) di cui si sono perse le tracce per riesumarle d’ incanto con l´obiettivo della cittadinanza? Le domande che piú frequentemente si sentono sono: “hai giá il passaporto italiano?” “ho iniziato la richiesta del passaporto” e via dicendo. In pratica per molti richiedenti la cittadinanza é solo uno strumento per l´agognato passaportoitaliano (Europeo) che permette l´entrata facile per visitare Orlando (Disney). Quando ci si puó andare tranquillamente con il passaporto brasiliano e il visto.

Essere cittadino italiano vuol dire fare parte di una collettivitá, di un paese con una storia millenaria e quindi parte di una Patria. Ricevendo la cittadinanza italiana si acquisiscono immediatamente diritti e doveri come stabiliti nella costituzione. Ma vorrei anche e soptratutto ricordare che l’ italianitá é un patrimonio immateriale di valori, storia, sangue, cultura e lingua. Lingua italiana per l´apppunto, quella che si parla in Italia.

Qui viene la nota dolente: la lingua. Chi riceve la cittadinanza italiana non sempre mostra avere il minimo interesse per la storia e per la  cultura italiana. Meno ancora per la lingua, che non studia né capisce e quindi non parla. Arriva in Italia fiero e baldanzoso e non capisce nulla, lamentandosi per di piú. E viene trattato anche con sospetto. Unico esempio nel mondo, i locali Comites pubblicano tutto solo in portoghese, quando essendo assemblea elettiva di rappresentanza di cittadini italiani dovrebbero parlare l´italiano. Anche e sopratutto per divulgarlo. Se un organo ufficiale non parla la lingua, perché impararla? La lingua italiana ha cementato il processo di unificazione del nostro paese, i partioti risorgimentali si esprimevano in italiano. Nelle trincee della prima guerra mondiale i soldati italiani dalla Sicilia al Piemonte, dall´Abruzzo al Veneto si intendevano solo in italiano; senza dialetti.

Purtroppo la nostra Costituzione stranamente non dedica nessun articolo alla lingua italiana come lingua ufficiale, eludendo l´obbligatorietá.  Lo faceva lo Statuto Albertino in vigore fino al dicembre 1947, poi i padri costituenti se ne devono essere dimenticati. All´art. 62 dello Statuto si legge che: “La Lingua Italiana é la lingua officiale delle Camere”

Prendiamo esempio dalla diffusione di altre lingue. Qui ci sono tre istituti di lingua: Goehte, Cervantes e Aliiance Française. Non siamo la capitale del paese, Porto Alegre é la sesta metropoli per numero di abitanti. Tre paesi europei, che non hanno lo stesso bacino d´utenza di potenziali cittadinanze come l´Italia, mantengono una presenza di lingua e cultura qui come in tutto il mondo. Dal lato italiano manca un´istituzione ufficiale  per l’ insegnamento della lingua e la divulgazione della nostra cultura. Ad esempio la Societá Dante Alighieri o sezioni dell´Istituto Italiano di Cultura. Nel resto del Brasile non é che sia molto meglio, anzi. A São Paulo due licei italiani (Liceo Montale e Dante Alighieri) che offrono la maturitá. Istituto Italiano di Cultura Rio de Janeiro e a São Paulo. Per il resto nulla; manca diffusione in un grande paese.Qui nello stato del Rio Grande do Sul solo adesso stanno sorgendo scuole con corsi di italiano e insegnanti maderelingua, timidamente ma stanno sorgendo. Notevole lo sforzo profuso dall´attuale Console.

Veniamo alle regole - in corso di cambiamento - per l´acquisizione della cittadinanza.  Da un paio d´anni per la cittadinanza “jure conjuctionis”  é previsto allegare alla domanda il certificato B1, giá é qualcosa. L’ acquisizione della cittadinanza “jure sanguinis” é in corso di modifica con regole piú stringenti, giustamente stringenti. A giugno 2023 il Sen Menia (FdI)  ha presentato una proposta in tal senso che prevede un limite all´ascendente fissandolo alla terza generazione. Capiamoci bene: otto bisnonni sono giá tanti per trovarne uno che dia diritto alla cittadinanza italiana. E poi finalmente pone un paletto per quanto riguarda la lingua.  La proposta di legge prevede che anche per questa modalitá si richieda il certificato B1 di lingua italiana. In poche parole: chi chiede la cittadinanza italiana deve potersi esprimere nella lingua del paese di cui vuole la cittadinanza. Mentre per i richiedenti discendenti da persone oltre il terzo grado (oltre agli 8 bisnonni) é richiesta la residenza in Italia per un periodo di 12 mesi. Oltre al giá citato B1. Non sono concetti difficile da intendere né ostici o discriminatorii: sono sacrosanti.

Il progetto di legge é in questi giorni in analisi in Commissione Affari Costituzionali al Senato, camera alla quale appartiene il suo firmatario, il Sen. Menia. La materia non é certamente semplice né di poco conto; in fondo si deciderá come poter diventare cittadini italiani riscattando un avo emigrato. Ma si arriverá all´approvazione della legge entro l´anno.

Volenti o nolenti i richiedenti dovranno avvicinarsi alla lingua e all´Italia, laddove le due cose sono intrinsecamente legate fra di loro. Come buon risultato l´Italia otterrebbe nuovi cittadini con un livello minimo di preparazione di lingua e cultura italiana, persone che sappiano che Trapani é differente da Terni e che il Rinascimento italiano é sorto  un decennio prima di quello europeo. Con l´obbligatorietá della certificazione di lingua italiana si otterrebbe anche un altro ragguardevole risultato. Si assisterebbe a un’ aumento della domanda dei corsi di lingua italiana e automaticanente una loro professionalizzazione, con insegnanti qualificati e metodologie didattiche moderne.