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Crollo del tasso di fertilità, ma non in Africa: loro continueranno a fare più figli. Ci sarà una frenata globale della fertilità e un mondo “demograficamente diviso” fra i Paesi più ricchi, che vedranno ridursi drasticamente il numero delle nascite e quelli a basso reddito, dove invece il numero dei nati vivi raddoppierà, tanto che un bambino su due nascerà nell’Africa subsahariana.

Questo lo scenario che dovrebbe materializzarsi nel 2100, secondo i dati pubblicati sulla rivista The Lancet dal programma di ricerca Grb, acronimo di Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors, guidato dall’Hme, l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington.

Entro il 2050, più di tre quarti dei Paesi del mondo (155 su 204) avranno un tasso di fertilità inferiore a 2,1 figli per donna, la soglia che permette di sostenere nel tempo le dimensioni della popolazione, e che nel 2100 aumenteranno a 198 su 204. Vale a dire che il 97% dei Paesi del mondo vedrà declinare la sua popolazione.

In quali Paesi il tasso di fertilità sarà superiore a 2,1

Solo in sei il tasso di fertilità sarà superiore a 2,1: due sono in Oceania (Samoa con 2,57 e Tonga con 2,45), tre nell’Africa subsahariana (Somalia con 2,45, Niger con 2,24 e Ciad con 2,15) e uno in Asia centrale (Tajikistan con 2,13). Il tasso di fertilità più basso è previsto nel Bhutan con 0,69 e si prevede inferiore a 1 nelle Maldive (0,77) e a Puerto Rico (0,81), Nepal Corea del Sud (entrambi a 0,82), ancora nei Caraibi a Santa Lucia (0,87) e a Taiwan (0,90).

Un mondo demograficamente diviso

Si annuncia così quello che gli autori della ricerca definiscono un “mondo demograficamente diviso“, che promette di avere conseguenze molto serie per le economie e le società, a partire dalle migrazioni. La bassa fertilità, rilevano gli autori della ricerca, potrebbe essere mitigata sia da un’immigrazione etica ed efficace, sia da politiche di sostegno ai genitori.

“Ci troviamo di fronte a cambiamenti sociali sconcertanti nel XXI secolo”, ha osservato l’autore della ricerca Stein Emil Vollset, per il quale è vero comunque che “per molti versi, il crollo dei tassi di fertilità è una storia di successo, che riflette non solo una contraccezione migliore e facilmente disponibile, ma anche la scelta di molte donne di ritardare o avere meno figli, oltre a maggiori opportunità di istruzione e occupazione“.

È innegabile, ha aggiunto, che “il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un baby boom in alcuni Paesi e un baby bust in altri. Mentre la maggior parte dei Paesi si confronterà con le sfide economiche di una forza lavoro in calo e l’assistenza a una popolazione sempre più anziana, molti dei Paesi più poveri di risorse dell’Africa sub-sahariana – ha aggiunto – si troveranno ad affrontare il problema di come sostenere la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi più instabili dal punto di vista politico ed economico, sottoposti a stress termico e con sistemi sanitari in tilt”.