Con l'arrivo a Sharm el Sheik dei due inviati del presidente Usa, il caponegoziatore israeliano, il premier qatarino, l'ufficialità della presenza del capo dell'intelligence turca, è entrato nella fase operativa il negoziato per l'accordo di pace a Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi.
Le dichiarazioni riportate dai media arabi sono positive, più caute ma comunque ottimiste quelle israeliane.
Il notiziario del ben informato Channel 12 riferisce che i mediatori del Qatar ritengono che si possa raggiungere un accordo entro venerdì: l'obiettivo è annunciare l'accordo questa settimana e iniziare a liberare gli ostaggi la prossima settimana. Notizia confermata da un funzionario della Casa Bianca, secondo il quale si registrano "buoni progressi nei colloqui e un accordo potrebbe essere raggiunto entro pochi giorni".
"I negoziati per Gaza vanno bene", ha detto Donald Trump ad una tavola rotonda sul gruppo 'Antifa' che ha di recente designato organizzazione terroristica. "Andrò in Medio Oriente penso, forse sabato sera o domenica" ha poi annunciato.
Il ministro degli Esteri turco ha dichiarato che un cessate il fuoco potrebbe essere annunciato già mercoledì sera, ma i funzionari israeliani mettono in dubbio questa tempistica.
Nulla è ancora scontato. E dopo il primo round dei colloqui ora si entra nella fase delicata. A cominciare dallo scambio degli ostaggi e dei prigionieri israeliani trattenuti nelle celle israeliane. Le parti si sono scambiate le liste. E quella di Hamas, che chiede più dei 250 ergastolani previsti, conterebbe nomi - come quelli di Barghouti e Saadat - che per Israele restano una 'linea rossa'. Con Netanyahu che, riferiscono i media, sarebbe intenzionato a porre un vero e proprio veto.
Dall'altra parte Hamas si è impegnata a garantire il rilascio dell'ex leader di Fatah Marwan Barghouti come parte dell'accordo, ha dichiarato al Times of Israel una fonte vicina alla questione. La leadership di Hamas ha riferito agli interlocutori che "il destino di Barghouti resta assolutamente centrale in questi colloqui", afferma la fonte.
Resta anche il nodo del rilascio dei rapiti, soprattutto quelli ormai senza vita per i quali la fazione palestinese ha annunciato che ci vorrà molto tempo per rintracciarli. Da sciogliere anche, dopo il raggiungimento della tregua e il rilascio dei rapiti, il nodo del disarmo e del ritiro dell'Idf. Punto quest'ultimo su cui Doha ha chiesto precise garanzie.
Hamas ha fornito informazioni su "circa 20 ostaggi ancora in vita" hanno dichiarato funzionari israeliani a Channel 12. Il rapporto aggiunge che il gruppo terroristico afferma di essere ancora alla ricerca di alcuni degli ostaggi uccisi - Israele ha confermato la morte di 26 dei 48 ostaggi - e che non è chiaro se tutti possano essere localizzati.
I mediatori restano comunque ottimisti e il presidente egiziano Sisi ha invitato Donald Trump al Cairo alla cerimonia della firma dell'accordo tra Israele e Hamas, nel caso in cui venisse siglato: "I colloqui a Sharm stanno procedendo positivamente. Invito il presidente statunitense a partecipare alla firma dell'accordo di cessate il fuoco qualora venisse raggiunto. Sarebbe meraviglioso averlo qui". Nel frattempo il sito più letto in Israele, Ynet, rivela che le autorità di Gerusalemme si stanno preparando anche alla possibilità dell'arrivo di Trump in caso si raggiunga l'accordo.
Secondo una fonte della Casa Bianca a Politico, l'inviato Usa per il Medio Oriente e il consigliere (nonché genero di Trump), Steve Witkoff e Jared Kushner, prima di partire per l'Egitto hanno avuto un 'incontro strategico' con il presidente nello Studio Ovale.
A Sharm el-Sheikh, dopo gli iniziali incontri 'tecnici', mercoledì hanno preso parte alle discussioni tutti i principali mediatori: Witkoff e Kushner per gli Usa, il capo della delegazione israeliana Ron Dermer, il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani, il direttore dell'intelligence turca (Mit) Ibrahim Kalin. Per Hamas ci sono Zaher Jabarin e Khalil al-Hayya.
Secondo fonti palestinesi, le divergenze riguardano in particolare le liste dei detenuti da includere nello scambio con i rapiti. L'organizzazione islamista ha incluso tra gli ergastolani da rilasciare i nomi dei cosiddetti 'big seven': Marwan Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salameh Abdullah, Ibrahim Hamed, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayed, Nayef Barghouti.
Tutti hanno decine di pene a vita da scontare e altre centinaia di anni per reati legati al terrorismo. Il piano iniziale prevedeva il rilascio di 250 ergastolani (su 280 totali) e fino a 1.700 arrestati dopo il 7 ottobre 2023. Hamas, si è appreso, avrebbe chiesto anche la restituzione dei corpi di Yahya e Muhammed Sinwar. Gerusalemme non è intenzionato a rilasciare neanche i miliziani della Nukhba di Hamas che hanno commesso il massacro due anni fa. Gli americani, dicono i media israeliani, sono determinati a non lasciare il tavolo dei negoziati fino alla firma dell'accordo.Nel mezzo del cruciale negoziato a Sharm, a Gaza continuano i combattimenti tra i miliziani di Hamas e l'esercito israeliano. Mercoledì pomeriggio l'Idf ha reso noto di aver eliminato numerosi terroristi che stavano attaccando le truppe e cercando di rapire i soldati in una postazione a Gaza city. E i media sauditi hanno affermato che la "pressione araba esercitata sulle parti é senza precedenti".