I 5 Stelle lo hanno detto a chiare lettere: finché ci siamo noi al governo, il "fondo salvastati" non passerà. Con buona pace di Pd e Iv che pure con i pentastellati, fino a prova contraria, fanno parte della maggioranza. Ieri poi, dopo che anche Forza Italia, o meglio, l'area berlusconiana del partito del Cav, si è schierata con le forze degli anti Mes (Lega e Fratelli d'Italia), la partita del ricorso al prestito sanitario "made in Ue" è sembrata lentamente declinare verso il definitivo accantonamento. Numeri alla mano, d'altronde, solo dem e renziani sembrano essere rimasti favorevoli all'impiego del Mes. Insomma: l'Italia si starebbe accingendo a dire definitivamente addio ai soldi del meccanismo europeo di stabilità? Non proprio. Perché se è vero che ieri alcuni parlamentari forzisti, capitanati da Osvaldo Napoli, hanno agitato la fronda ricordando che fino a 48 ore fa, gli azzurri, Antonio Tajani e Silvio Berlusconi in testa, avevano sempre difeso il prestito Ue, è di queste ore la notizia che anche tra i duri e puri del Movimento grillino ci sarebbe chi pensa a ragionare più che a sbattere la porta. In particolare sull'argomento riforma del Mes, atteso in Aula la settimana prossima. Molti anche tra i grillini sarebbero favorevoli ad accettare il "restyling" del fondo, così come è stato varato in Eurogruppo, due giorni fa. E poi, magari, affidare al voto di Camera e Senato la decisione se attivarlo o meno. Ed è stata proprio questa apertura a mandare in fibrillazione il Movimento. A tal punto che in vista, la prossima settimana, delle comunicazioni del premier Giuseppe Conte alle Camere sul prossimo Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre e, dunque, della votazione sia a Montecitorio che a Palazzo Madama di una nuova risoluzione sul Mes, oggi 52 deputati e 17 senatori grillini hanno scritto al capo politico del M5S Vito Crimi, al capo delegazione Alfonso Bonafede, ai capigruppo e ai membri del Governo del M5S per dire no alla riforma del Mes. "Non è il momento di arretrare su posizioni che non sono nostre", recita la lettera, che si conclude con queste parole: "In difetto, l'unico ulteriore passaggio che i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del MES sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere". La lettera ha subito comprensibilmente creato un terremoto nella maggioranza giallorossa. Per venerdì sera è stata subito convocata un'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle. Dal Pd il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, è stato lapidario invitando i parlamentari del M5S contrari alla riforma europea del MES a "leggere prima i testi dell'accordo e poi giudicare". "Lo dico - ha detto l'esponente dem - perché l'accordo sottoscritto anche dall'Italia è oggettivamente migliorativo. Il dissenso che rischia di aprirsi nella maggioranza è comunque un problema che riguarda principalmente i capigruppo 5 Stelle".