Il quadro totale degli eletti nella Circoscrizione Estero nelle quattro consultazioni del 2006, 2008, 2013 e 2018 ha presentato molte più ombre che luci. Sono stati eletti furboni, sfaticati, ignoranti, squittenti fanciulle e presuntuosi tuttologi, illetterati, esterofoni che non parlano una parola di italiano, almeno un concorrente a Ballando con le stelle e due o tre (non di più) veri rappresentanti degli italiani all’estero con capacità indiscusse. Uno di questi ultimi, l’allora Sen. Claudio Micheloni (PD), riuscì a creare e far riconoscere al Senato il Comitato permanente per le questioni degli italiani all’estero, che fece un ottimo lavoro portando a termine una serie di indagini che ancora costituiscono pietre miliari. Nell’ultima legislatura, il Comitato – sebbene strutturalmente permanente – non è stato attivato, perché il Presidente della Commissione Affari Esteri, Sen. Vito Rosario Petrocelli (M5S) ha preferito tenere per sé i compiti a esso attribuiti.

Anche la Camera dei deputati istituì l’omologo “Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese”, ora presieduto dall’On. Simone Billi (Lega-Salvini Premier). Nel suo recente incontro al MAECI con il Sottosegretario Benedetto Della Vedova e il Direttore Generale per gli italiani all’estero, Luigi Vignali, l’On. Billi ha presentato il suo diktat, una specie di decalogo che ha fatto accapponare la pelle a quasi tutti gli addetti ai lavori. Citiamo fior da fiore: la principale priorità dell’On. Billi è ottenere la “Deroga al limite di permanenza a Roma di 18 mesi, per consentire ai 248 funzionari amministrativi neo-assunti a febbraio dalla Farnesina di poter fare domanda al concorso per i posti all’estero che uscirà il prossimo giugno”. È quanto meno peculiare che un eletto all’estero, che risiede all’estero, non abbia alcun senso della follia di quanto chiede. I

l maggiore problema delle sedi diplomatico-consolari nello svolgimento delle attività loro comandate non consiste – come si ripete continuamente – nella mancanza di personale, ma nell’impreparazione o addirittura nell’ignoranza della normativa, della prassi, dei sistemi della Pubblica Amministrazione che affliggono ancora parecchi funzionari ai livelli più bassi della carriera, comunque inamovibili perché si scatenerebbero ricorsi e canee dei sindacati di settore a protezione del dipendente vilipeso. Il limite di 18 mesi di permanenza a Roma per i neoassunti è il minimo indispensabile per far loro acquisire una formazione di base che li renda “utili” nel momento in cui verranno distaccati all’estero. Senza questa preparazione qualunque Console intelligente non potrà che assegnargli il compito di usciere o di fare le fotocopie o qualche altro incarico in cui non possa fare danni.

Sorvolando su altre chicche, passiamo alle proposte dell’On. Billi relative all’operato dei Consoli Onorari, categoria di privati cittadini che, in regime di volontariato gratuito, espletano una serie di pratiche consolari, limitata alle operazioni elencate nel loro decreto di nomina. Billi vuole che i C.O. abbiano accesso indisturbato ai dati anagrafici degli iscritti nella circoscrizione consolare di competenza. Ma molti C.O., lo sappiamo tutti, sono stati nominati attraverso raccomandazioni da parte degli eletti all’estero che vogliono avere capibastone di fiducia nelle aree in cui vanno a caccia di voti. Ancora, Billi vuole garantire che possano rilasciare i Documenti di Viaggio Provvisorio, ma chi assicura che il ricevente abbia i requisiti per riceverli? Billi vuole che siano abilitati ad avere una PEC per dialogare direttamente con i Comuni italiani e fare verifiche: tutto ciò senza alcuna protezione della privacy e ancora peggio senza alcuna certezza che chi risponde dai Comuni più piccoli e decentrati conosca le leggi di riferimento. Billi vuole creare un Call center alla Farnesina “per rispondere a domande e risolvere piccoli problemi che i C.O. possono trovarsi ad affrontare”. Un Call center che funziona 24 ore su 24, dati i fusi orari che separano Roma dal resto del mondo in cui vivono gli italiani all’estero? Un Call center i cui addetti conoscono perfettamente tutte le leggi italiane applicabili e tutte le relative leggi vigenti nel Paese straniero da cui chiama il C.O.? No comment. Ci fermiamo qui per carità d’animo.

I casi sono due: o l’On. Billi, grande manager del mondo del business non si rende conto della delicatezza con cui vanno prodotti e rilasciati gli atti pubblici, che proprio per questo sono tassativamente riflessi nell’elenco specifico delle attività consentite contenuto nel decreto di nomina del CO; oppure vuole prepararsi una rete di C.O. riconoscenti, e abilitati a conoscere tutti i segreti dell’AIRE, che lo aiutino a essere rieletto alle cariche che ora riveste. Andreotti, pace all’anima sua, diceva: “A pensar male si fa peccato, ma ci si piglia sempre”. Chi di noi ha il coraggio di contraddire un Padre costituente, fondatore della Repubblica italiana?

CARLO CATTANEO (1801-1869)