Sì, lo sappiamo. La Farnesina poco o nulla ha fatto per gli italiani nel mondo. E non solo in questi tempi difficili, caratterizzati dalla pandemia. Quando anche solo favorire il rientro in Patria di un nostro connazionale, magari rimasto bloccato al di là dell'Oceano, sarebbe stata cosa buona e giusta. È già da un bel po', infatti, che ai piani alti del Ministero di Giggino, ci si è dimenticati di quel che significa la parola "Esteri" riferita al tricolore.

Nossignore: anche i rappresentanti del popolo, quelli che siedono nei banchi dei due rami del Parlamento, hanno fatto poco o nulla per gli italiani nel mondo. Parliamoci chiaro: quanti, per motivi di lavoro o altre cause, hanno scelto (o sono stati costretti a farlo) di abbandonare lo Stivale, di "italiano" hanno conservato semplicemente il passaporto. Poi, per tutto quanto concerne il resto, ci si è completamente dimenticati di loro. Spariti. Come se non ci fossero mai stati. E badate: il lavoro e la presenza in Aula, non c'entra. Questo, infatti, vale anche per gli onorevoli più stakanovisti, quelli, per intenderci, che hanno saltato poche sedute a Montecitorio o a Palazzo Madama: se spulciate nelle loro agende, la frase "impegno per gli italiani all'estero" nemmeno è stata ancora tracciata.

Chissà, forse hanno altre priorità. Che gliene ne frega, in fondo, degli oltre sei milioni e passa di nostri connazionali sparsi per i cinque continenti? Ma sì, sono altre le battaglie da portare avanti (?). Al massimo si tornerà a bussare alle porte delle loro case, con addosso il vestito delle belle occasioni, quando ci sarà da votare. D'altronde, si sa, con questi chiari di luna, tra MoVimenti che crollano, liti per le leadership e partiti che si scannano, anche un misero voto in più può fare la differenza. Fa' niente se viene da Montevideo o New York: tutto fa brodo quando serve.

Eh no. Troppo comodo così! Ma di cosa stiamo parlando cari amici? Possibile che essere italiani, non aver mai spezzato il cordone ombelicale che ci tiene avvinti al suolo natìo, non debba servire a un fico secco? Ricordate i deputati Luís Roberto di San Martino-Lorenzato di Ivrea, Fausto Guilherme Longo, Eugenio Sangregorio e Mario Borghese? In comune hanno il fatto di essere stati eletti nella ripartizione America Meridionale, un'area italianissima, dannatamente bisognosa di attenzione. Ebbene: sapete in che modo hanno ricambiato quelli che li hanno spediti a Roma? Sapete in che cosa, in particolare, si sono contraddistinti? Semplice: per le scarse presenze alla Camera. In poche parole: con l'assenteismo.

Da qui la domanda, spontanea e a dir poco elementare: che cavolo vi siete fatti eleggere a fare se poi nella Capitale non ci avete mai messo mai piede? Perché vi siete fatti eleggere se di rappresentare i vostri connazionali, non ve ne è mai fregata un'emerita mazza? E vogliamo parlare dell'onorevole Simone Billi, eletto nella ripartizione Europa? Qui la musica cambia. Il deputato fiorentino risulta, infatti, addirittura tra i più presenti alla Camera di Montecitorio e spesso il suo nome compare sulla stampa quando si parla di emigrazione. Credeteci: è citatissimo. Bene, bravo, bis! Bando alle ciance: secondo voi uno così attivo, quante proposte di legge avrà presentato come primo firmatario? Quante norme avrà prodotto per aiutare la causa tricolore? Dieci, venti, trenta? Ve lo diciamo noi: nessuna, zero. Come co-firmatario, invece, un bel po'. Per la serie: preferisco associarmi. Ma se si tratta di produrre in proprio, meglio passare la mano. E gli italiani all'estero ringraziano. Al prossimo valzer dell'urna, s'intende. O alla prossima liberazione del prossimo ostaggio di turno caduto nelle mani dei terroristi, quando i nostri politicanti faranno a gara per comparire in tv ed apparire agli occhi dell'opinione pubblica come i veri eroi e salvatori dei più bisognosi. Ma fateci il piacere!

DALLA REDAZIONE