di MARCO FERRARI

Era bello, giovane ed elegante, portava i baffi e aveva la fronte ampia: Lauro De Bosis voleva in qualche modo diventare un D’Annunzio alla rovescia. Scrittore, poetasaggistatraduttoredocente universitario negli Stati Uniti e aviatore dilettante, se ne andò a soli trenta anni compiendo il celebre “Volo su Roma” nel 1931. Sorprendendo l'efficiente Regia Aeronautica, allora comandata dal gerarca fascista Italo Balbo, un venerano del trasporto aereo, lanciò sulla capitale migliaia di manifestini antifascisti inneggianti alla libertà e alla lotta contro il regime. Sulla via del ritorno a Marsiglia, l'aeroplano su cui viaggiava, scomparve in mare, probabilmente caduto e inabissatosi per mancanza di carburante. L'Università di Harvard, dove aveva insegnato letteratura italiana per alcuni anni, gli dedicò la cattedra di Civiltà Italiana (culturastoria e letteratura) e un premio conferito annualmente. La traversata del suo “Pegasus” ricalca l’impresa dell’anno precedente, il famoso volo su Milano del pilota antifascista Giovanni Bassanesi (1905-1947), che decollato con il suo aereo “Farman” dalla vicina Svizzera, lanciò 150mila volantini di propaganda antifascista sulla città, scatenando le ire degli apparati di repressione poliziesca dell’epoca. Uno schiaffo al potere fascista escogitato da Carlo Rosselli per dimostrare l’efficacia della resistenza.  Così scriveva Lauro de Bosis poche ore prima di morire: «Andremo a portare un messaggio di libertà a un popolo schiavo di là dal mare». La sera del 3 ottobre 1931 Lauro de Bosis, figlio di Adolfo de Bosis, creatore del Convito, celebre rivista dell’estetismo italiano su cui scrissero D’Annunzio, Carducci, Pascoli e Scarfoglio, precipitava col suo monoplano biposto Messerschmitt davanti alla Corsica dopo aver preso per i fondelli i provetti uomini della regia aeronautica lanciando sulla capitale quarantamila volantini antifascisti. Su uno di quei volantini si leggeva: «Il disfattismo degli italiani è la vera base del regime fascista».

Dopo aver affrontato il caso Kaufmann, il giornalista e scrittore Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci fa ora riscoprire la vicenda di Lauro de Bosis, un giovane Icaro italiano che perse la vita e la sua gioventù per difendere la libertà e per la lotta alla dittatura fascista. Su basi storiche e qualche tratto romanzesco, con Icaro, il volo su Roma (Rizzoli 2021), Grasso si cimenta in una immersione nel periodo storico degli anni Trenta, un momento in cui il fascismo era all’apice, prima di prendere la via dissennata della guerra e delle leggi razziali. Eppure, quel giovane intellettuale che amava la libertà, osò sfidare la sorte per fare tremare la dittatura. E ci riuscì, anche se alla fine dovette arrendersi alla sorte avversa che lo condannò a scomparire per sempre nei mari. In quel periodo De Bosis era esule a Parigi, come tanti antifascisti italiani accolti nella capitale francese dal Fronte popolare d’oltralpe. Proprio al carteggio tra don Sturzo e Rosselli, il giornalista e scrittore Grasso aveva dedicato un importante volume. Sullo sfondo del libro ecco la storia amorosa tra Lauro de Bosis, giovane poeta di declinazione romantica e risorgimentale e Ruth Draper, attrice americana, specializza in monologhi della commedia dell'Arte a cui ha dedicato pièce come “The Italian Lesson” e “A Church in Italy” e fiera oppositrice del fascismo. Grasso segue appassionatamente tutta la parabola del rapporto d’amore tra Lauro e Ruth, un rapporto inestricabilmente legato al comune rifiuto del fascismo, portandoci dall’Italia narcotizzata dal “disfattismo” e percorsa dall’occhiuta presenza degli squadristi manganellatori, diventati polizia segreta, all’America, in cui era stato costretto a fuggire Gaetano Salvemini, un’America ancora indecisa sul giudizio da dare al regime mussoliniano, alla Londra in cui si era rifugiato don Luigi Sturzo, alla Parigi in cui gli esuli antifascisti di matrice liberal-democratica vivevano con molte difficoltà, costantemente alle prese con l’OVRA. La Draper morì nel 1956, all'età di 72 anni, poche ore dopo aver tenuto uno spettacolo a Broadway. Venne cremata e l'urna con le ceneri, come da sua richiesta, fu portata in Italia e calata in mare da un'imbarcazione, nello stesso punto del mar Tirreno dove probabilmente si era inabissato l'aereo di De Bosis, 25 anni prima. Grasso inquadra gli anni in cui il dittatore fascista tentava di offrire al mondo una rassicurante immagine di ordine e di civiltà celando le violenze, le uccisioni, il carcere e il confino per gli antifascisti di ogni orientamento politico, religioso e morale. Con De Bosis e la Draper scopriamo il mondo intellettuale parigino, artisti come Jean Cocteau, Georges Simenon, Darius Milhaud, Josephine Baker. Da lì il gesto sacrificale di De Bosis e l’amore eterno d Ruth.