di Antonio Saccá

È nato ad Aiaccio, Napoleone, il padre è Carlo Maria Bonaparte, la madre Letizia Ramolino, nomi italiani, infatti la Corsica era italiana finché non venne scambiata con la Francia pochi anni avanti la nascita di Napoleone. Ha fratelli, sorelle, in gran numero, Egli è il primogenito. Va in Francia, scuola militare, all'accadere della Rivoluzione del 1789 compie venti anni. Si accosta ai giacobini, e si distingue nell'assedio di Tolone, 1793, è quindi in difficoltà allorché i giacobini sono sconfitti, nel 1795. Tramite Giuseppina conosce Barras, e si distingue ancora sopprimendo delle rivolte.

Le difficoltà del Direttorio, le guerre perdute dopo un periodo positivo con delle pacificazioni, esigono militari e Napoleone viene utilizzato pienamente, forse con l'ausilio di Giuseppina ancora amante di Barras (sono congetture) che Egli ha sposato. È rischioso quanto accade in Italia, ai confine della Francia, l'unione militare dell'Austria con i Savoia può suscitarle danni. Al dunque, Napoleone viene messo a capo di una spedizione in Italia, e fa terra bruciata degli austro-piemontesi, li sconfigge a Cairo Montenotte, Lodi, Arcole, Rivoli, si giunge all'armistizio di Cherasco, con i piemontesi; nel Trattato di Campoformio Napoleone toglie all'Austria l'Italia del Nord.

A questo grado di vittorie è Napoleone che dispone del Direttorio, ed Egli osa sfidare la nemica cruciale, l'Inghilterra, mirando alle colonie, e organizza una temeraria spedizione in Egitto con l'intento di raggiungere l'India, colonia inglese. Ma sul mare Napoleone non è quel fulmineo condottiero che è sul terreno, sconfitto ad Abukir dall'Ammiraglio inglese Nelson, a stento riesce a tornare in Francia, non torna da perdente, all'opposto, opera un colpo di stato contro il Direttorio, 18 Brumaio, 1798, e crea un triunvirato, quindi si nomina (è nominato) Primo Console. Scende ancora in Italia, annienta gli austriaci, costringendoli a cedere alla Francia dei confini sul Reno, si nomina Console a vita, 1802. Nel 1804 Napoleone si proclama Imperatore, pone da sé la Corona sul capo, è una investitura che non viene da Dio ma dalle mani dello stesso Napoleone.

Ormai il potere temporale è del tutto separato dal potere spirituale, nel senso che il potere temporale non ha bisogno della consacrazione religiosa per costituirsi. Nel tempo Napoleone "sistema" i congiunti, con matrimoni principeschi o regali, o facendoli regali, tranne il fratello Luciano, prezioso nel colpo di Stato, ma reprobo perché si unisce ad una donna borghese. Infatti Napoleone respira aristocrazia. Ne crea di suo dopo la ghigliottina che ha distrutto la vecchia aristocrazia monarchica. In gran parte sono i militari compagni di battaglie a ricevere titoli. Personalmente Egli cerca di imparentarsi con le dinastie che da secoli governano l'Europa. Lo scopo di Napoleone non è soltanto personale, Egli crede che imparentandosi con i regnanti verrà accettato da costoro, insieme alla Francia. E cesseranno le guerre e le coalizioni. L'Imperatore e l' Impero Francese sarebbero stati accolti tra i regni e gli imperi europei.

Napoleone cerca la normalità pure con la Chiesa Cattolica. Dopo anni nei quali il Pontefice fu sostanzialmente prigioniero di Napoleone, si reputa sufficientemente forte da venire ad accordi con la Chiesa e svincolare il Pontefice. È un fatto nuovo, l'accordo, il Concordato, tra Stato e Chiesa. E rappresenterà una nuova soluzione dei millenari complessi rapporti tra Chiesa e Stato. Dopo la sconfitta dell'Austria, 1802, vi fu un breve periodo di pace. Nel 1804 il Codice Civile definisce i mutamenti sociali conseguenti alla Rivoluzione e che Napoleone, appunto, codifica. Ma l'Inghilterra e la Russia sono, per Napoleone, nemici intollerabili. L'Inghilterra domina i mari ed i commerci, la Russia è un baluardo sulla terra ferma. Ne vengono guerre continue, e Napoleone tenta azioni sul precipizio, invadere l'Inghilterra, il che non solo non avviene ma le navi francesi sono distrutte, sempre dall'Ammiraglio Horace Nelson, a Trafalgar, Nelson muore, vincitore; l'altra iniziativa, lo strangolamento economico dell'Inghilterra impedendo il commercio, fallisce, è più a danno dei continentali che degli inglesi, superiori nella manifattura. Del resto, non viene rispettato, dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Russia, e sono guerre, ed in Portogallo e soprattutto in Spagna guerre logorantissime, per la Francia. Certo, Napoleone vince tutte le guerre che le reiterate coalizioni gli scatenano, con imprese, ad Austerlitz, a Jena, a Wagram degne di Alessandro, di Cesare. Aveva una capacità unica nel saper collocare le armi pesanti, nel cogliere di sorpresa, nell'impedire il congiungimento degli eserciti nemici, nella rapidità dei movimenti. Scompone e ricompone l'Europa, colloca sul trono i suoi congiunti, Spagna, Italia, Regno di Napoli, Olanda, Vestfalia. Crea la Confederazione del Reno sotto egemonia francese, una sorta di Impero sostitutivo del Sacro Romano Impero. Ma la Russia, con la quale aveva stabilito una pace che doveva resistere, è un ostacolo, una minaccia.

Nella vita personale di Napoleone, l'essere Imperatore esigeva l'ingresso nelle Dinastie imperiali, dicevamo, e quindi poter costituire una dinastia imperiale dei Bonaparte. Giuseppina diventa inutile anzi un gravame. Non dà figli, non è regale. La donna che ha nettamente favorito il trionfo di Napoleone viene ripudiata e Napoleone si unisce, e pare un'assurdità, alla figlia della Casa Regnante nemicissima, quella asburgica, austriaca, la nuova sposa è Maria Luigia, 1810. L'erede dell'Impero napoleonico, il prosecutore della dinastia dei Bonaparte infine nasce, nasce quando Napoleone avrà ancora appena qualche anno di sovranità. Quando Napoleone sarà sconfitto, Maria Luigia passerà ad altri amori, il figlio verrà tenuto in Austria, non vedrà Napoleone, non sarà accanto alla madre, morirà giovanissimo, 1832. Fu un errore mastodontico? Non poteva agire diversamente? In ogni caso la Campagna di Russia costituì un disastro e rovinò la fortuna di Napoleone. L'Armata di Napoleone era grandiosa, ma vi erano rischi estremi mal valutati. La distanza dalla Francia, il freddo, il patriottismo della Santa Russia Ortodossa che scorge in ogni nemico l'Anticristo e trasforma la guerra in guerra religiosa.

Napoleone si spinge facilmente nel suolo russo, è probabile che i russi volessero distanziarlo maggiormente dalla Francia, dai rifornimenti. Kutusov, che comanda i russi, non accetta battaglie campali, e i francesi continuano l'avanzata. Incredibilmente Napoleone si spinge fino a Mosca, occupandola. Sembra una guerra facile e vinta, diverrà tremenda e perduta. I russi bruciano Mosca! La loro città, chiese, palazzi, in fiamme, da non poter trovar sede, da dover fuggire, e i francesi, e Napoleone, se ne devono tornare, inseguiti, però, ed attaccati a piccoli morsi, finché, alla Beresina, Kutuzov e specialmente il freddo li travolge, e sono più i francesi che muoiono di quanti ne scampano e Parigi si allontana. La disfatta in Russia entusiasma i suoi nemici, e avviene l'incredibile, Napoleone è ancora sconfitto, a Lipsia, addirittura imprigionato, e recato all'Isola d'Elba. Fugge. Torna in Francia, dove era in trono un Luigi XVIII. Chi doveva fermarlo, al vedere l'Imperatore, lo segue. Napoleone riconquista Parigi. Subito, un'altra guerra dai suoi nemici, un'altra coalizione. Lo scontro è a Waterloo.

Sarà stata la pioggia o chi sa che, Napoleone non riceve in tempo l'ausilio di truppe che attendeva, è sconfitto. Abdica. Viene esiliato. A Sant' Elena. I vincitori si radunano a Vienna, e tentano di restaurare i vecchi regimi monarchico-religiosi. Ridefiniscono gli Stati come esistevano prima della Rivoluzione Francese. Le famiglie reali tornano sui loro troni, ma le rivoluzioni sono rivoluzioni in quanto sconvolgono le società per motivi insopprimibili. Ed il motivo insopprimibile della Rivoluzione Francese era l'avvento dell'industrializzazione e della classe borghese, e del proletariato. Un nuovo sistema produttivo che non poteva essere contenuto dalla articolazione statale della monarchia e della aristocrazia. La proprietà privata, l'abolizione dei privilegi feudali, lo scioglimento dei vincoli che obbligavano i lavoratori in corporazioni. Il Codice civile del 1804, sotto Napoleone, definisce per sempre tali situazioni, inoltre Napoleone centralizza lo Stato, con le prefetture, e dà ossatura allo Stato moderno. La Restaurazione tenta ma non può restaurare.

A Sant' Elena, Napoleone diventa Egli stesso un isola nell'isola. Ha una minima corte, c'è chi parte, c'è chi viene a trovarlo, perfino intrighi, chi attornia Napoleone sa di conquistare l'immortalità, dell'esilio sapremo ogni filamento. Ciascun personaggio verrà memorializzato almeno quanto memorializza. L'epopea napoleonica avrà centinaia, migliaia di individui resi, variamente, eterni. E sopra tutti, certo, Napoleone. Ancora giovane, quando lo costringono a Sant'Elena, e stavolta la stessa isola è circondata. Vi è un responsabile, uno che soprassiede all'esilio imprigionato dell'Imperatore, e mai sorte fu più disgraziata di quella che spetta e spetterà a codesto responsabile. Napoleone lo vitupera direttamente, i posteri, nel rammentarlo. Scriverà, codesto reggente l'Isola, "L'Antimemoriale di Sant'Elena", replica al "Memoriale di Sant'Elena", che un fido di Napoleone, Las Cases, scriveva riferendo di Napoleone: non riesce, il Governatore, a far negare le presunte o effettive amarezze meschine che egli avrebbe inferto a Napoleone.

Pensa il figlio Napoleone, erede di un Impero che non esiste, tuttavia appartenente anche alla Casa d'Austria. Maria Lugia, la consorte, ha il Ducato di Parma, luogo minuscolo ma sarà territorio d'arte, e di gran lussuria. E Lui stesso, che può vivere ancora? I ricordi lo gravano, vuole narrarli, li fa narrare, ma i ricordi sono il passato, deve chiudersi nelle strettoie dell'accaduto? Non agire ancora? Egli, che in un giorno compiva più che tanti uomini, ridotto a qualche conversazione, qualche dettatura, qualche protesta contro il Governatore dell'Isola. E i cavalli, i cannoni, la Guardia Imperiale, i fucili, le spade, il sangue, le medaglie, i morti, i codardi, gli eroi? Ancora vivere, ancora combattere, ancora conquistare, fuggire, tornare Imperatore, appena lo vedranno i parigini lo acclameranno. Riavrà eserciti, riavrà eserciti, griderà "Vittoria"!

Sognava, l'Imperatore o forse negava a se stesso di scorrere nella mente il passato e non pareggiarlo al momento che viveva: piccoli intrighi della piccola corte, qualche visita, forse qualche amante con qualche moglie dei suoi accompagnatori, qualche litigio con il suo carceriere, il figlio, la consorte. Non uscì da Sant'Elena vivo. Il 5 maggio 1821, morì delirando di battaglie. Fu avvelenato? Dicono. Forse non fu avvelenato. Forse morì di infelicità. E tornò in Francia, nella Patria alla quale volle dare gloria maestosa, e la Patria, quando riconosce nei suoi figli la passione nazionale, li onora eternamente, e riveste le tombe di un'aura sacra: la religione della Storia. Aveva un disegno, Napoleone? Certo. Un disegno antico e ricorrente, un disegno che invade questo o quel paese europeo, questa o quella personalità: sovranizzare l'intera Europa, rendere l'Europa un Impero. Si narra che quando Napoleone entrò a cavallo, bianco, Regno dell'Aldisotto dell'Aldilà, fu accolto da Alessandro il Macedone, Giulio Cesare il Romano. E che Dante Alighieri esaltasse l'Impero ed i Condottieri.