di Matteo Forciniti

Nell'Uruguay all'avanguardia di inizio novecento un acceso dibattito culturale tra due prestigiose figure segnò profondamente la politica e non solo: da una parte lo scrittore José Enrique Rodó, dall'altra il due volte presidente José Batlle y Ordóñez fautore di una serie di riforme progressiste che in quegli anni trasformarono questa piccola nazione che veniva chiamata la "Svizzera d'America".

Si è concentrata su questi aspetti la conferenza tenuta dal docente e giornalista Daniel Mazzone e organizzata dalla Società Italiana di San José sabato sera in occasione del Día del Patrimonio che ha reso omaggio a Rodó nel 150esimo anniversario della sua nascita.

A scaturire quello scontro tra due influenti personalità appartenenti al Partido Colorado fu una questione relativa alla laicità dello Stato negli anni in cui l'Uruguay diventava con grande anticipo uno dei paesi più secolarizzati al mondo: il "batllismo" -l'ideologia politica nata intorno alla figura del presidente Batlle, un convinto anticlericale- aveva tolto tutti i simboli religiosi dai luoghi pubblici relegando la religione alla sola sfera privata. Pur non essendo un fervente cattolico, Rodó si scagliò contro Batlle nella scelta di togliere i crocifissi dagli ospedali per rispetto di una credenza allora molto diffusa e che per lui doveva essere tollerata nel nome di un senso di libertà più ampio. L'episodio finì per provocare un duro confronto tra queste due posizioni apparentemente inconciliabili.

"Nello scontro tra Rodó e Batlle non ci furono vincitori, anzi entrambi ne uscirono un po' più deboli": questo il pensiero conclusivo di Mazzone che ha voluto in ogni caso riassumere in una frase la lezione più importante che questo dibattito del secolo scorso ci ha lasciato e che resta ancora estremamente attuale: "Dobbiamo avere il coraggio di essere originali, non farsi trascinare dal pensiero dominante e mantenere uno spirito critico in modo che ogni punto di vista possa dare un contributo alla società".

Día del patrimonio, Daniel Mazzone, Miguel Senattore e Pablo Pucheu Direttore Cultura Junta Departamental San Josè

"Per la nostra associazione" -ha spiegato l'ex presidente della Società Italiana Miguel Senattore- "era doveroso partecipare a un evento così importante come il Día del Patrimonio che cerca di promuovere e diffondere il patrimonio culturale della nazione e del dipartimento che nel nostro caso richiama a un'identità italiana da risaltare e da difendere. Se non ci facciamo sentire in occasioni come questa allora perdiamo la nostra ragione di esistere come associazione italiana". Oltre alla conferenza, il fine settimana a San José ha visto l'esposizione di opere in ceramica curate dall'artista Daniel Altieri e una nuova inaugurazione del murale restaurato "Los inmigrantes" dell'artista plastica Mercedes Fuentes Larghero.

Sede Società Italiana San Josè

"In queste attività abbiamo invitato a partecipare riconosciuti discendenti di italiani della nostra città. Sia Mazzone che Altieri sono figli e nipoti di soci della Società Italiana. Oltre all'interesse nell'organizzare una manifestazione culturale di alto livello che ha ricevuto anche l'appoggio del governo dipartimentale, per noi c'era un componente affettivo molto forte nel coinvolgere persone legate all'Italia per via delle loro origini familiari". "Questo evento è stato il secondo dopo il periodo di chiusura dovuto alla pandemia" ha precisato Senattore. "Ci siamo ritrovati con grande entusiasmo perché l'essenza di un'associazione è proprio quella di riunirsi e stare insieme. Durante la chiusura non siamo mai stati fermi e ne abbiamo approfittato per fare dei lavori di ristrutturazione della nostra sede".

Il Día del Patrimonio è stata un'occasione di grande visibilità nel fine settimana in tutto l'Uruguay che però ha visto la partecipazione di associazioni italiane solo nell'interno: insieme San José, le uniche attività si sono realizzate a Carmelo e a Florida.