L’ombra sul voto degli italiani nel mondo: i partiti dovrebbero fare autocritica sulle scelte dei candidati della Circoscrizione estero

di Giovanna Chiarilli 

Dopo la presentazione delle liste per il rinnovo dei Comites, cresce il fermento nel mondo dell’emigrazione per garantire la più ampia informazione e “arrivare” nelle case degli elettori. Numerose le iniziative avviate da parte dei singoli Comites che anche grazie ai social stanno organizzando appuntamenti ed iniziative per presentare i candidati alla collettività e per informare sulle operazioni di voto. Come i Comitati svizzeri che, in collaborazione con l’Ambasciata e il CGIE, hanno realizzato un video per spiegare come iscriversi all’elenco elettorale (operazione da svolgere entro il 3 novembre), conditio sine qua non per poter votare. Dopo l’intervista con il Sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova, che ha illustrato la campagna informativa del Ministero, con Roberto Menia, Responsabile nazionale del Dipartimento per gli Italiani nel Mondo di Fratelli d’Italia, conosciamo meglio come si stanno organizzando i partiti a questo appuntamento.

“Abbiamo seguito con attenzione tutto il processo che ha portato all’indizione delle elezioni per il rinnovo dei Comites e dunque, attraverso i nostri canali ed i nostri referenti nel mondo, abbiamo cercato prima di tutto di condividere e far condividere l’informazione e l’attenzione di una fascia quanto più ampia possibile di connazionali. Va però subito chiarita una questione: a nostro parere - tiene a precisa Menia - si tratta di un’occasione perduta: nei cinque anni passati si sono succeduti diversi governi che non hanno saputo o voluto riformare i Comites rendendoli una struttura più attiva e partecipata, l’informazione sugli stessi è scarsa, le strutture consolari sono deficitarie… Cinque anni fa votò il 3% degli aventi diritto, stavolta rischiamo vada ancor peggio tra pandemia e opzione… 

Da parte nostra non abbiamo presentato liste di partito: non lo facevamo né ai tempi del Msi, né di An, non lo fa FdI. Ci è ben chiaro che non si tratta di una consultazione politica. Noi riteniamo che da tempo si dovesse andare ad elezioni politiche anticipate, visto che l’attuale Parlamento di certo non rispecchia più gli equilibri e i sentimenti dell’Italia reale, ma solo quando vi si andrà davvero alle urne presenteremo liste di partito. Non mi nascondo però dietro un dito e aggiungo che ho comunque ben presente come anche le liste per Comites abbiano, spesso ma non sempre, un sapore politico o prepolitico, di scelta di campo. Appoggiamo o partecipiamo quindi con i nostri uomini e le nostre donne alle liste che nascono dal ‘civismo tricolore’, rispettose della libertà e delle identità plurali, che in qualche modo esprimano un orientamento di centrodestra o comunque siano alternative alla sinistra ed alle consorterie dei voltagabbana, vengano essi dall’Italia o dall’America Latina…” 

Per votare, si dovrà manifestare l'intenzione di voto, parliamo della tanto discussa “inversione dell’opzione di voto”, per molti rappresenta un ulteriore deterrente alla partecipazione: qual è il suo pensiero?

“Personalmente ero e rimango assolutamente contrario al sistema della preventiva opzione. È una cosa totalmente estranea alla nostra sensibilità ed un’alterazione incomprensibile del principio democratico che lega il diritto di voto alla cittadinanza.

Se riteniamo che sia importante coinvolgere i connazionali nella vita delle comunità italiane all’estero dovremmo indurli a partecipare al voto, non inventare un sistema che li allontana, li respinge e di fatto delegittima la rappresentatività e la funzione dei Comites.”

Già nel 2015 la partecipazione al voto, sempre per il rinnovo dei Comites, è stata piuttosto scarsa, in pratica, si sta assistendo a un lento “allontanarsi” dal voto dei connazionali all’estero che è costato 40 anni di “battaglie” dell’On. Tremaglia. Pensa siano segnali allarmanti che screditano il voto degli italiani all’estero o quali possono essere le cause di questa scarsa attenzione?

“Come affermato poc’anzi, la scelta scellerata fatta nel 2015 di introdurre la preventiva opzione per esercitare il voto ha drasticamente ridotto la percentuale dei votanti. Temo che questa volta possa andare ancora peggio: non solo vi è poca informazione tra i nostri connazionali, ma la rarefazione degli incontri e della vita pubblica, unita alle limitazioni alla libertà di circolazione a causa del Covid, faranno il resto…

Alcuni dicono che tutto ciò sia preordinato a rimettere in discussione il voto degli italiani all’estero, assumendo da questo dato una prova dello scarso interesse e della lontananza effettiva delle comunità all’estero rispetto alla Madrepatria. Talvolta a pensar male ci si azzecca… 

A dire il vero anche la scarsa qualità, se non proprio le figure barbine di taluni degli eletti all’estero, le imbarazzanti giravolte di personaggi che dal voto all’estero hanno costruito carriere e piccoli imperi personali, le vicende dei brogli organizzati per cui si sono aperte diverse inchieste ma i cui risultati tardano a venire, hanno contribuito a gettare più di un’ombra sul voto degli italiani nel mondo: credo comunque che i partiti dovrebbero fare autocritica a proposito delle scelte sui candidati presentati nella circoscrizione estero. Di pari passo, in fin dei conti, va la capacità degli stessi di incidere e segnalarsi nella vita parlamentare. Desidero però ribadire che, per noi, la conquista del voto per gli italiani all’estero non può essere messa in discussione ed anzi va rivendicato come bagaglio storico di una grande battaglia della destra ed in particolare dell’indimenticato Mirko Tremaglia. Il diritto di voto strettamente connesso alla cittadinanza non può essere limitato né condizionato, ma il sistema di espressione dello stesso va attualizzato, superando il voto per corrispondenza.” 

A proposito, in queste consultazioni verrà sperimentato il voto elettronico, potrebbe quindi rappresentare una valida alternativa anche per le prossime elezioni politiche, in modo che non si ripetano storie di brogli con il voto per corrispondenza?

“È proprio questa una delle proposte che avevamo fatto in sede di CGIE, richiedendo una riforma dei Comites che garantisse partecipazione e modernità: buona cosa che si sperimenti il voto elettronico. Ma anche in questo caso sarebbe stato più utile fare una prova generale con tutto il corpo elettorale, non solo tra coloro che si sono preventivamente iscritti… Più importante ancora, però, è sottolineare come Fratelli d’Italia abbia già depositato in Parlamento un disegno di legge per il voto elettronico, a prima firma del senatore La Pietra. Il sistema attuale del voto per corrispondenza si è dimostrato estremamente farraginoso ed inaffidabile, oltre che esageratamente costoso: la spedizione di milioni di plichi per via postale si è spesso arenata; ma l’aspetto peggiore sono i ripetuti casi di sacche di schede giunti ai consolati tutte assieme e con lo stesso voto, preferenza e grafia, oppure l’acquisto di pacchi di schede da tipografie e postini, la stampa abusiva delle stesse, il prelievo di schede attraverso associazioni e patronati…

Fratelli d’Italia ritiene che siano ormai maturi i tempi per attuare, all’estero, il voto per via telematica. In vari paesi già esiste e la modernità ci induce comunque a sposarlo. 

La nostra proposta, in pratica, è che, con sistemi e chiavi di sicurezza, si possa esprimere il voto in forma elettronica garantendo la sicurezza dello stesso, la sua personalità, segretezza ed effettività. Anche le generazioni più anziane si sono ormai in larghissima parte adeguate all’uso di questi strumenti, già operanti anche in forma esclusiva o quasi in alcuni paesi per i rapporti con la pubblica amministrazione. Sembra ormai priva di fondamento l’obiezione che un tal sistema escluderebbe queste fasce dall’accesso al voto.”  

Non è raro sentire che la presenza dei parlamentari eletti all’estero vanifichi l’operato degli organismi di rappresentanza come Comites e CGIE: condivide o no?

“Ritengo sia una considerazione sbagliata. Si tratta di due istituzioni e due elezioni che stanno su piani del tutto diversi: le elezioni dei Comites possono somigliare un po’, pur con tutte le differenze del caso, alle elezioni comunali in Italia, voti per l’amministrazione del luogo più vicino a te, in questo caso la tua circoscrizione consolare. Ma qui tratti dei tuoi problemi immediati, delle questioni della comunità italiana in loco, i rapporti col consolato, i tuoi diritti, i beni comuni, i rapporti sociali, educativi, culturali, solidaristici, la conservazione della tua identità in un paese che non è l’Italia…

Il voto per il Parlamento italiano è altra cosa: è la tua voce nell’istituzione più alta dello Stato di cui sei figlio e cittadino, è il tuo pensiero, la tua idea a Roma, capitale di quell’Italia che è la tua Madrepatria. Contribuirai con il tuo voto a determinarne il governo, le posizioni internazionali, le leggi… e sentirai l’Italia più vicina.”