Di ALESSANDRO CAMILLI

Berlusconi presidente della Repubblica è sostanzialmente il maxi capriccio di un anziano signore. Capriccio, anche se maxi, è dire forse ingeneroso. Più di un capriccio, una voglia matta. Del tipo: ho fatto Milano2, ho fatto Mediaset, ho fatto la destra politica italiana, ho fatto il presidente del Consiglio…Voglio fare anche il presidente della Repubblica e soprattutto voglio farlo per due motivi: voglio fare il padre della patria e voglio farlo perché è al limite dell’impossibile

Al limite dell’impossibile come le altre cose che ho fatto. In più e ancora la mastodontica rivalsa, la trasformazione del pane e vino in materia d’altra natura: l’uomo che nessun limite mise alla sua vita privata (anche e soprattutto quando fu massimamente uomo pubblico) diventare il custode del pubblico interesse, l’uomo che fece votare al Parlamento italiano come una sua giovane amica fosse la nipote di Mubarak diventare la guida etica del paese tutto…

L’uomo dell’arricchitevi e non state lì tanto a pensare del come lo fate diventare il garante della società italiana di fronte alla Ue che ci finanzia. L’uomo che da un quarto di secolo denuncia la magistratura diventare il presidente del Csm. Ce n’è da involtolarsi nel Grande Capriccio. 

L’idea di Berlusconi presidente della Repubblica in un paese dotato di politica sarebbe rimasta una voglia più o meno privata di Berlusconi. Berlusconi presidente della Repubblica è un gioco a scassa tutto e quindi a questo gioco non si sarebbe giocato sul serio in un paese dotato di una politica seria. Invece la voglia matta di Berlusconi è stata ed è usata da una politica tutta poco seria per restare acquattati.

Salvini e Meloni acquattati dietro Berlusconi presidente per l’incapacità e politica pavidità di entrambi nel proporre una candidatura nazionale (altro che patriota…). Una candidatura proposta dalla destra ma in grado di essere accettata/subita dalla sinistra ed eletta presidente al primo voto. Meloni e Salvini non ce la fanno.

Letta e Conte altrettanto incapaci di altrettanto e cioè di una candidatura nazionale. Chi più chi meno tra loro temono tutti il Commissario Draghi al Quirinale, vogliono farne a meno. Ma non sono in grado di realizzare la condizione perché questo non avvenga e cioè una candidatura e poi un presidente della Repubblica scelto e votato insieme. Letta, Conte, Salvini, Meloni acquattati nelle loro incapacità dietro il capriccio di un vecchio signore.