Berlusconi (Depositphotos)

DI FABRIZIO CICCHITTO

 

Dispiace, ma Berlusconi​ si è fatto un autogol​ e poi non ha contribuito a superare il cul de sac nel quale tutti​ si sono cacciati.

Sia ben chiaro:​ aveva tutta la legittimità di candidarsi. Nell’occasione invece sono emersi due antiberlusconismi viscerali anche se si sono presentati in modo diverso.

 

Per un verso c’è stata la riproposizione dell’antiberlusconismo apocalittico di Travaglio che involontariamente ha costruito un monumento a Berlusconi come una sorta di pericolosissimo e tentacolare genio del male. In sostanza però si è trattato della ripetizione di una rappresentazione teatrale già nota in tutti i suoi particolari che da anni va in scena un giorno sì è un giorno no.

 

Poi è emerso l’antiberlusconismo ipocrita di tutti quegli esponenti del Pd​ che si presentano come la quintessenza del “politicamente corretto”. In tutti questi mesi essi hanno riempito di lodi il Cavaliere perché europeista e uomo di Stato. Non appena però Berlusconi è ricomparso sulla scena candidandosi per la presidenza, in primo luogo la memoria delle sue passate vittorie elettorali ha provocato grottesche scene di panico: poi dal panico si è arrivati rapidamente a​ una rinnovata criminalizzazione. Nel complesso uno spettacolo insieme squallido e grottesco.

 

Invece a mio avviso la candidatura di Berlusconi non era sbagliata in via di principio, ma nel merito perché non esistevano né le condizioni politiche e neanche quelle numeriche. Visto l’atteggiamento di fondo di Salvini, della Meloni, di Brugnaro, Berlusconi era tutt’altro che certo di avere le spalle coperte e quindi 400 voti di partenza erano un miraggio. Perdipiù un giorno sì è un giorno no Salvini lo invitava con impazienza a concludere ogni volta rassicurando il pubblico che tanto lui aveva la soluzione b non appena Berlusconi fosse finalmente uscito di scena.

 

In secondo luogo l’operazione poteva avere qualche possibilità di successo qualora essa fosse stata sostenuta in modo esplicito da qualche gruppo parlamentare esterno al centrodestra. Ciò non è avvenuto e di conseguenza l’operazione scoiattolo si è rivolta ai singoli parlamentari talora con procedure stravaganti: francamente però si trattava di una missione impossibile specie se si considera l’inattendibilità antropologica e politica dei singoli soggetti a cui si rivolgeva.

 

Però una volta fatta questa sortita che comunque è stata una prova di vitalità politica Berlusconi poteva in extremis, proprio nel momento in cui annunciava il suo ritiro, tradurla in una proposta positiva dando così un contributo alla soluzione di un problema finora incartato per responsabilità di tutti. A mio​ avviso Berlusconi avrebbe potuto svolgere un ruolo rilevante qualora alla conclusione della sua dichiarazione avesse proposto per la presidenza uni di questi tre nomi: Mario Draghi, Gianni Letta, Pier Ferdinando Casini.

 

Ognuno di questi tre nomi è una cosa diversa, ma ognuno ha una forte caratura politica è una storia personale di alto livello ed è sostenibile per ragioni politiche assai serie. In più ognuna di queste personalità presente una caratterizzazione unificante e non divisiva o di rottura. Invece Berlusconi non ha accompagnato il suo ritiro con una proposta positiva, ma solo con una indicazione negativa, il sostanziale no a Draghi come presidente della Repubblica. In questo modo però Berlusconi non ha dato un contributo positivo alla soluzione della crisi, infatti subito dopo Salvini ha colto la palla al balzo per dire due no, uno a Draghi e l’altro a Casini, e riproporre il tema di un candidato di centrodestra quasi che in quell’ambito ci sia una personalità in grado di raccogliere più consensi dello stesso Berlusconi.

 

A sua volta ovviamente Enrico Letta ha ricordato che nessuno dei due blocchi ha la possibilità di ottenere la maggioranza per risolvere la questione del presidente e per evitare elezioni anticipate. Allora ecco che mentre Berlusconi avrebbe potuto dare un contributo alla soluzione della partita con una sua proposta positiva facendone solo una di carattere negativa, non ha fatto fare un passo in avanti a​ una situazione che presenta aggravati elementi simili a quelli presentatesi a quelli del 2013.​