Soffiano forti i venti di guerra tra Russia e Ucraina. Nel giorno in cui gli Usa "liberano" 800 soldati dall'Italia per trasferirli nei Balcani e il governo di Kiev mobilita i riservisti, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, convoca un incontro straordinario dei capi di Stato e di Governo, in presenza (questa sera, alle 20, a Bruxelles), per fare il punto sulla crisi che agita le cancellerie di mezzo mondo. Tra i presenti al tavolo, ovviamente, non potrà mancare il premier italiano Mario Draghi. "In momenti di crisi dobbiamo ancor più difendere i valori in cui crediamo e che ci guidano" ha detto il presidente del Consiglio, in occasione del convegno dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo che ha aperto i battenti, ieri, nel complesso di Santa Maria Novella a Firenze.

"Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati" ha aggiunto l'ex "numero uno" della Bce. Poi, rivolgendosi ai vescovi, il capo dell'esecutivo ha rilanciato: "possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra. La convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo", ha concluso Draghi.

Sul fronte diplomatico, intanto, si fa di ora in ora sempre più chiara la strategia adottata dai paesi del blocco occidentale nei confronti della Russia, accusata di aver riconosciuto "unilateralmente" il Donbass ucraino. La strada prescelta è quella delle sanzioni. Le misure, in tal senso, coordinate con i partner internazionali - dove c’è chi, preoccupato dall'ambizione di Mosca nell’Europa dell’Est, insiste per scelte drastiche (come la Polonia o i paesi baltici), e chi invece vuole privilegiare la diplomazia e tenere aperto il dialogo con il Cremlino (Germania, Francia e Italia) - prevedono la messa al bando di persone ed entità: gli esponenti della Duma, che hanno votato a favore del riconoscimento dell'indipendenza del Donbass, così come 27 persone e società coinvolte nelle scelte di Putin. Nel mirino dovrebbero finire anche le banche che operano nelle regioni separatiste, così come l'import-export con quelle zone.

L'elemento più interessante riguarda “il divieto per lo Stato e il governo russi di accedere ai mercati finanziari europei, limitando in questo modo il finanziamento delle politiche economiche del paese”, ha precisato, da Parigi, l'Alto Rappresentante per la Politica e di Sicurezza Josep Borrell. In più da Londra, il governo capitanato da Boris Johnson ha deciso di colpire alcune tra le principali banche russe oltre che vari individui. Infine il gasdotto russo-tedesco Nord Stream II: l’impianto non è stato oggetto di sanzioni europee, tuttavia il cancelliere Olaf Scholz ha deciso di sospenderne l'entrata in funzione mentre sanzioni potrebbero scattare per la stessa società che lo ha costruito. La risposta della Russia alle sanzioni annunciate dall’Occidente, per ora, è affidata alla dichiarazione del ministero degli Esteri di Mosca: e si tratta di una risposta annunciata come "forte e dolorosa".