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Il pil cresce, ma anche l'inflazione che a maggio ha toccato i massimi dal marzo del 1986. Per il primo trimestre, l'Istat ha rivisto al rialzo di 0,3 punti percentuali la stima di crescita del prodotto interno lordo fissandola a +0,1% rispetto al trimestre precedente contro la contrazione dello 0,2% delle stime diffuse ad aprile; migliora anche la stima tendenziale al 6,2% contro il precedente +5,8%. La crescita acquisita per il 2022 si attesterebbe così al 2,6%, contro il precedente 2,2%. Tale revisione, secondo il ministero dell'Economia e delle Finanze "è in linea con le più recenti stime", e si stima anche per il secondo trimestre "un significativo aumento del Pil" che "metterebbe il percorso di crescita annua in linea con la previsione del Def o quantomeno prossimo ad essa". Per i trimestri successivi, sottolinea ancora via il ministero di via XX settembre, "sarà fondamentale dare piena attuazione alle misure predisposte con i recenti decreti e proseguire nel percorso di realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr". A trainare la crescita non sono i consumi ma gli investimenti. l'Istat rileva una diminuzione dello 0,6% dei consumi finali nazionali, a fronte di un aumento del 3,9% degli investimenti fissi lordi; le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, del 4,3% e del 3,5%. Nello stesso tempo, però, c'è il  rovescio della medaglia. Pil a parte, l'inflazione è infatti tornata ai livelli record: +0,9% sul mese e +6,9% sull'anno. Duro il monito di Bankitalia: se, a causa dell'inasprimento della guerra, si arrivasse ad uno stop delle forniture di gas dalla Russia, il Pil potrebbe ridursi "di 2 punti nel biennio" e il tasso di crescita si ridurrebbe a -0,3% nel 2022 e a -0,5% nel 2023. Uno scenario "severo" della crisi con il prodotto interno lordo che scivolerebbe dunque a un livello più basso di circa 4 punti percentuali quest'anno e di 3 nel 2023,  comportando, in tal modo, una prolungata recessione. L'aumento dei prezzi dell'energia determinerebbe inoltre un forte rialzo dell’inflazione, che arriverebbe al 7,8 per cento nel 2022, oltre 4 punti percentuali al di sopra dei livelli prefigurati in gennaio, per poi scendere al 2,3 per cento nel 2023, in linea con l’ipotizzato ridimensionamento delle pressioni sui prezzi delle materie prime.