di Antonio Giuseppe Di Natale

 

Alle 20 del 22 agosto scorso si sono chiuse le liste dei candidati all’uninominale e nel proporzionale per il rinnovo del Parlamento italiano e per l’avvio della diciannovesima legislatura dell’Italia repubblicana. Finalmente, può iniziare la campagna elettorale che si spera sarà caratterizzata dal dibattito sui programmi di Governo delle varie coalizioni. Tutti i partiti hanno dovuto, loro malgrado, fare i conti con la riduzione di un terzo dei seggi disponibili in Parlamento. Semplici ragioni aritmetiche hanno costretto i partiti a escludere dalla candidatura o dai seggi ritenuti sicuri alcuni esponenti dei vari partiti che sono stati ammessi alla competizione elettorale.

Ha fatto seguito, era prevedibile, la polemica di chi non è stato ricandidato, considerando la mancata inclusione nelle liste elettorali come un affronto personale. Lo stesso dicasi per chi ha ottenuto la candidatura in collegi elettorali che difficilmente li vedrà eletti. Non dev’essere stato facile, per chi se ne è occupato, trovare la “quadra”. Era di tutta evidenza che parte significativa dei parlamentari uscenti difficilmente sarebbero stati rieletti in un’Aulache, con la riforma, che prevede ben 345 parlamentari in meno (230 alla Camera dei deputati e 115 al Senato della Repubblica). Eppure, la legge costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari è stata approvata, a larghissima maggioranza, in via definitiva dalla Camera dei deputati nella seduta dell’8 ottobre 2019. Alla votazione finale erano presenti 569 deputati. I votanti sono stati 567 dei quali 553 hanno votato a favore, 14 sono stati i contrari e 2 si sono astenuti.

“Chi è causa del suo male pianga se stesso”. È ritornato in auge, nel dibattito politico, il ritornello che addebita all’attuale legge elettorale – il cosiddetto Rosatellum – il fatto che permette a una ristretta nomenklatura di partito di decidere, ex ante, chi sarà eletto in Parlamento. L’elettore, in sostanza, sceglie solo il partito o la coalizione da votare, senza di fatto esprimere alcuna preferenza. Come se nelle precedenti leggi elettorali le candidature non venissero decise dalle segreterie di partito. In verità, non esistono sistemi elettorali perfetti che riescono a garantire la rappresentatività politica e la governabilità!

La diciannovesima legislatura, con l’attuale sistema elettorale e con le elezioni del prossimo 25 settembre, vedrà eletti:

– 222 parlamentari (il 37 per cento) alla Camera e al Senato con l’uninominale. Chi otterrà, tra i candidati dei vari partiti o coalizioni un voto in più si aggiudicherà il seggio;

– 366 parlamentari (il 61 per cento) saranno eletti alla Camera e al Senato nella quota proporzionale. Per ottenere parlamentari eletti, occorre superare la soglia di sbarramento. Sono diverse le soglie previste dal Rosatellum. La più importante è il superamento del 3 per cento dei voti ottenuti a livello nazionale. Se non si raggiunge il quorum di sbarramento previsto, non si ottiene alcun seggio;

– 12 parlamentari (il 2 per cento) saranno eletti con il proporzionale e con voto di preferenza dagli italiani che esercitano il loro diritto di voto all’estero.

Per superare le criticità del sistema elettorale, sarebbe auspicabile una riforma costituzionale per permettere alla “sovranità popolare” di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica o il capo del Governo. I tempi sono pronti per fare dell’Italia una democrazia matura!