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NAPOLI – E' stata presentata a Napoli nei giorni scorsi, presso il Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore, la XXXVI edizione del Rapporto dell'ICE sul commercio estero "L'Italia nell'economia internazionale", con l'intervento del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, del Viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin, del Direttore delle statistiche economiche dell'Istat Fabio Rapiti e del Presidente di ICE Agenzia Carlo Ferro. Nel volume si spiega come le imprese esportatrici italiane abbiano reagito prontamente durante e dopo la pandemia, facendo registrare per l'Italia tassi di crescita dell'export più sostenuti di quelli di altre grandi economie comparabili. Già alla fine del 2021 l'export italiano aveva superato del 7,5% i livelli pre-pandemia, e nei primi sei mesi del 2022 si è registrata un'ulteriore crescita tendenziale del 22,4%. Occorre leggere i dati tenendo conto dell'inflazione che, dopo 30 anni, è tornata ad essere una delle variabili che sta caratterizzando l'evoluzione dell'economia globale. Comunque, anche il volume l'export italiano segna una crescita. Nell'esportazione di beni nel 2021, l'Italia è al quarto posto dopo Cina, India e Corea del Sud nella classifica delle prime dieci economie mondiali. I principali mercati di sbocco dell'export italiano nel 2021 sono stati: Germania, Francia, USA, Svizzera, Spagna e UK (riconfermati anche nel primo semestre del 2022). Il 75% dell'export italiano riguarda macchinari, metallurgia, moda, autoveicoli, agroalimentare, chimica e farmaceutica. Nella ripartizione geografica nazionale – per quanto riguarda i territori di provenienza dell'export – predomina il nord della Penisola, a seguire il centro mentre fanalino di coda è il sud con le isole. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte sono le quattro regioni capolista per l'export; il centro Italia è presente con Toscana e Lazio in buona posizione a ridosso delle quattro big di testa; chiudono la classifica Basilicata, Molise, Valle d'Aosta (unica regione del nord nella zona bassa della classifica) e Calabria. Anche il conflitto tra Russia e Ucraina ha influenzato l'economia italiana. Nel 2021, nella bilancia tra import ed export dell'Italia con Russia e Ucraina, l'import superava l'export essendo questi due Paesi a vocazione import per un'Italia bisognosa di materie prime di cui Russia e Ucraina sono ben forniti. Nel caso della Russia parliamo di gas naturale, petrolio greggio, ferro-acciaio, metalli preziosi; per l'Ucraina parliamo invece di ferro-acciaio, oli e grassi, cereali, ghiaia e argille.