di Anonimo Napoletano

Sono allarmanti i dati diffusi dal Telefono Amico Italia in occasione della giornata internazionale per la prevenzione del suicido che ricorre il 10 settembre. Nel 2021 quasi 6.000 le chiamate ricevute di persone attraversate da pensieri suicidi o preoccupate per possibili atti estremi di un proprio caro. Una crescita di quasi il 55% rispetto al 2020, dato quadruplicato dal 2019, l'ultimo anno pre-covid. Particolarmente grave l'incidenza tra i giovanissimi. Secondo l'Istat sono 220.000 i ragazzi e le ragazze, tra i 14 e i 19 anni, insoddisfatti della propria vita e allo stesso tempo in una condizione di scarso benessere psicologico. Se infatti i giovani sono stati meno toccati dagli effetti fisici della pandemia, evidenziano gli esperti, lockdown e privazioni della vita quotidiana e sociale hanno inciso negativamente sotto l'aspetto psicologico. 

Ma quello che preoccupa è l'incidenza dei fenomeni di cyberbullismo sul fenomeno dei giovanissimi suicidi, come per il caso del tredicenne di Gragnano. Secondo il ministero dell'Istruzione, che ha condotto una campagna denominata “Elisa” e rivolta proprio alla prevenzione di questi fenomeni, il 22,3% degli studenti e studentesse delle scuole superiori è stato vittima di bullismo (non solo cyber) da parte dei coetanei (19,4% in modo occasionale e 2,9% in modo sistematico). Dati davvero drammatici. Il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno/a. L’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo (7,4% in modo occasionale e 1% in modo sistematico). Il 7% ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo (6,1% in modo occasionale e 0,9% in modo sistematico). 

Molti studenti fanno notare di aver subito bullismo basato sul pregiudizio legato alle origini etniche (il 7%), all'omofobia (6,4%) o alla disabilità (5,4%).

Per contrastare il fenomeno, in un liceo di Bologna, il Malpighi, proprio nei giorni scorsi, il preside ha vietato a studenti e docenti l'uso del telefono cellulare all'interno dell'edificio scolastico. L'anno scorso l'uso del cellulare venne vietato in una sola classe, una terza, dove si erano verificati episodi di scherno e offese attraverso dei video inviati sulla chat di gruppo. Per arginare la situazione, la scuola decise di bandire il cellulare dalla classe. E sembra aver funzionato. Ora il provvedimento è stato esteso a tutto l'istituto e coinvolge, per una questione di parità e di buon esempio, anche i prof. Per questo, all'ingresso a scuola i ragazzi devono lasciare i propri smartphone al personale che li riconsegnerà all'uscita, mentre i docenti dovranno lasciarlo, rigorosamente spento, o nella sala professori e nelle proprie borse.