Il presidente della Juve, Andrea Agnelli (Depositphotos)

di ENRICO PIRONDINI 

 Paura Juventus: retrocessione. Il club ha informato gli azionisti.  Nero su bianco. Tutto può succedere.

La relazione finanziaria (la società è quotata in Borsa ) ha indicato i potenziali rischi. "Rischio sanzioni, esclusione  o limitazioni all'accesso alle competizioni UEFA in ragione del contenzioso relativo al progetto Superlega".

Inoltre la relazione fa esplicitamente riferimento al procedimento aperto sempre dalla Uefa il primo dicembre per verificare se il club bianconero ha rispettato o no il "Financial FairPlay  Regulation". Piove sul bagnato. E milioni di tifosi temono il peggio. I social sono gonfi di lacrime e gufate. Una tempesta.

JUVENTUS, UN ANNO NEL MIRINO - Tutto è cominciato – maggio 2021 – con l'inchiesta "Prisma" avviata dalla Procura di Torino insospettita dagli  ultimi tre bilanci juventini ritenuti  poco chiari (eufemismo). E  sotto la,lente dei magistrati sono finite in particolare le plusvalenze e gli stipendi. A luglio la CONSOB avvia un verifica: mette la lente su 62 operazioni di mercato e 42 sono della Juventus. Il processo sportivo – aprile 2022 – si chiude con una assoluzione. In ottobre la "bomba": la Procura di Torino comunica di aver chiuso le indagini e che ci sono 16 indagati. Finisce l'era di Andrea Agnelli , 48 anni, presidente della Juventus dal 2010, 19 trofei vinti compresi i 9 scudetti consecutivi (2011-2020). Il 28 novembre si dimette tutto il CDA. A dicembre la Procura di Torino rinvia a giudizio 12 persone più la Juve.

IL GOVERNO VUOLE FAR PULIZIA - Il ministro dello Sport, il romano Andrea Abodi, ha fretta e non lo nasconde. Anzi. Dice:"L'inchiesta sulla Juve non sarà  il solo caso e questo ci permetterà di fare pulizia: bisognerà sapere presto cosa è successo". Le notizie  delle ultime intercettazioni tra Fabio Paratici (d.s. alla Juve con Marotta, da un anno emigrato al Tottenham di Londra) con diversi club di serie A, sta inquietando Abodi. Disagio condiviso con il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, con il presidente del CONI Giovanni Malago' e con Lorenzo Casini, presidente della Lega di serie A. Tutti d'accordo.   Fare presto e fare bene. Iniziando dalla riforma della giustizia sportiva. Onestamente sono troppi 5 gradi di giustizia sportiva. È fondamentale decidere senza attendere l'esito dei gradi danubiani della giustizia ordinaria che impiega anni. Abodi &C. stanno già studiando una soluzione con il ministro Carlo Nordio e il suo vice, il senatore pugliese Paolo Sisto. Non sarà una nuova Calciopoli, come dicono quelli della Lega, ma vi assomiglia molto.