Mariano Giustino, in collegamento da Ankara per Radio Radicale, ha dichiarato che le milizie – tramite telecamere di sorveglianza – hanno indentificato una ragazza di 14 anni che non portava il velo in una scuola di Teheran. La ragazza è stata prima arrestata e poi portata in ospedale: è morta a causa delle lesioni interne provocate dagli stupri subiti.

Dal 16 settembre, l'Iran sta provando a ribellarsi. Tutto è iniziato con la morte di Mahsa Amini, la ragazza curda morta a causa di come indossava il velo. Da più di tre mesi, le manifestazioni di protesta hanno coinvolto un numero sempre crescente di cittadini, esausti di vivere in una condizione dove vige la totale assenza di libertà. E il regime attua l'unico metodo che conosce: reprimere nel sangue.

L'ennesimo arresto, ultimo in ordine di tempo, è quello di Mohammadali Kamfiruzi: l'avvocato delle giornaliste Nilufar Hamedi e Elaheh Mohammadi a loro volta agli arresti, con l'accusa, tra l'altro, di propaganda contro il sistema dopo la pubblicazione di reportage e foto sulla morte di Mahsa.

In manette è finita anche la nota attrice Taraneh Alidousti: aveva pubblicato delle fotografie dove si mostrava senza il velo hijab e aveva sostenuto le proteste nei suoi post sui social media. "Io resto qui, a pagare il prezzo necessario", aveva detto. E l'8 dicembre, dopo l'impiccagione di Mohsen Shekari, aveva scritto: "Qualsiasi organizzazione internazionale osservi questo bagno di sangue senza reagire è una vergogna per l'umanità". Nel weekend il suo canale Instagram è stato oscurato. L'accusa per l'arresto è di "diffusione di informazioni false e di sostegno ai circoli contro-rivoluzionari", in aggiunta all'infrazione del codice di abbigliamento.

Ieri è stato poi riconsegnato alla famiglia il corpo martoriato di Aida Rostami, la dottoressa di 36 anni che nelle ultime settimane aveva curato a Teheran i manifestanti feriti. Le autorità hanno provato a camuffare la sua morte con "un incidente d'auto". La famiglia si è ribellata alla ricostruzione ufficiale. I racconti pubblicati dal sito IranWire degli attivisti parlano di un corpo offeso, con le mani fratturate, la metà destra del viso schiacciata e l'occhio sinistro con diversi punti di sutura, il tutto per un impatto "con un oggetto duro".

E mentre si annunciano altri tre giorni di scioperi e manifestazioni, aumentano le tensioni ovunque: nel penitenziario di Karaj, nella provincia di Alborz a ovest di Teheran, sono stati segnalati disordini e scontri. I prigionieri hanno protestato contro la possibile esecuzione di un gruppo di detenuti e hanno gridato slogan come "Abbasso Khamenei".

Il bilancio delle vittime secondo l'ong con sede in Norvegia Iran Human Rights sale quindi ad almeno 469 morti. Undici i manifestanti condannati a morte, due quelli già giustiziati.