di Ottorino Gurgo
Recentemente Giorgia Meloni - e non le si può dar torto - ha affermato che Fratelli d'Italia, in dieci anni di vita, ha consolidato la sua posizione così da poter oggi essere considerato l'autentico partito conservatore italiano.
Non vogliamo ora qui addentrarci in una disquisizione sul significato e il valore del conservatorismo (pensiamo a quello britannico) ma è fuor di dubbio che il partito della Meloni rappresenti, oggi, una solida realtà nel panorama politico nazionale.
Non possiamo, al tempo stesso, fare a mano di rilevare che una democrazia compiuta quale il nostro paese aspira ad essere, vive nell'alternativa tra una maggioranza e un'opposizione. Qual è l'opposizione che fronteggia la maggioranza della quale Giorgia Meloni è "dominus"? Verrebbe da dire il Pd o, comunque , le forze che attorno al Pd si raccolgono. Ma se si ha riguardo al comportamento del partito di Enrico Letta non si tarderà a rendersi conto che questo partito è in preda ad una crisi senza precedenti che induce più di un osservatore a prefigurarne il crollo a scadenza non lontana.
E allora ? Il venir meno del Pd, sempre più deludente e privo di iniziativa, precipitato, nei sondaggi, ai livelli più bassi della sua storia, pone in primo piano le due forze politiche che più di ogni altra sono state sue concorrenti in quest'ultimo periodo, vale a dire i cinquestelle di Giuseppe Conte e il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Sulla carta sono certamente i pentastellati, almeno sul piano numerico, a godere delle maggiori chances. Ma davvero Conte e soci sarebbero in grado di esercitare il ruolo che dovrebbe esercitare il Pd? Qual è la loro identità? Quel che è mancato al Pd di Letta è proprio una identità da contrapporre a quella decisamente preponderante del centrodestra, ma dubitiamo fortemente che coloro che si prefiggono di sostituirlo e che già sembrano aver conquistato le preferenze degli italiani, hanno una più precisa e qualificata identità.
Senza dubbio maggiore è l'identità del Terzo polo i cui leader sono di una cultura e di un'esperienza politica superiore a quella dei cinquestelle. Ma appaiono privi di quella carica popolare della quale la forza che voglia rappresentare un'alternativa a Meloni e alla sua coalizione dovrebbe disporre. È stata, probabilmente, la mancanza di questa carica popolare a frenare il Pd ed è questa stessa mancanza a costituire un handicap per la coppia Renzi-Calenda considerati un po' troppo a destra e ritenuti vicini al mondo radical chic.
Il Pd, dunque, è lacerato da una crisi profonda, ma non è certamente facile trovare chi possa prenderne il posto per opporsi all'avanzata del centrodestra all'apparenza irresistibile.