di Matteo Forciniti

Con lo scopo di salvaguardare un documento di notevole importanza storica, recentemente la famiglia Prati ha donato al Circolo Trentino di Montevideo delle illustrazioni di un'antica colonna romana di tipo coclide. Il disegno apparteneva a Edmundo Prati, riconosciuto artista italouruguaiano di inizio novecento insieme al gemello Edmundo.

"Dopo la morte di mio padre che aveva ereditato questo documento ho pensato subito che doveva essere in qualche modo salvaguardato" racconta a Gente d'Italia Gustavo Prati, nipote di un fratello dell'artista la cui famiglia proveniva da Caldonazzo (Trento).

Le illustrazioni contenute nell'album della famiglia Prati sono la testimonianza che resta dei disegni che erano presenti -almeno fino al settecento- nella colonna di Marco Aurelio a Roma  eretta tra il 176 e il 192 per celebrare le vittorie dell'imperatore romano ottenute sulle popolazioni dei Marcomanni, dei Sarmati e dei Quadi, stanziate a nord del medio corso del Danubio, durante le guerre marcomanniche. Tale colonna viene definita di tipo coclide perché è decorata da un fregio che vi si arrotola sopra e che contiene una scala a chiocciola all'interno.

 

"Noi non sappiamo come il nostro antenato sia entrato in possesso di questo prezioso documento che si mantiene oggi in perfetto stato" riconosce Prati. "Sapevamo però che doveva essere tutelato dato che con il tempo avrebbe potuto deteriorasi a causa di tanti fattori come per esempio con la polvere o con l'umidità. Dato che la nostra famiglia ha sempre frequentato il Circolo Trentino, abbiamo pensato che questo fosse il posto più adatto per mantenere un'importante testimonianza dell'arte italiana che adesso si trova a disposizione di tutta la società uruguaiana, tanto per la comunità italiana come per tutti gli altri. Siamo davvero molto soddisfatti per quello che è stato fatto". 

A motivare la scelta della donazione, spiega, c'è stato anche il richiamo all'articolo 34 della Costituzione uruguaiana che recita: "Tutta la ricchezza artistica o storica del paese, indipendentemente da chi la possiede, costituisce il tesoro culturale della nazione; sarà sotto la protezione dello Stato e la legge stabilirà quello che sarà più opportuno per la sua difesa".

Edmundo Prati era uno scultore che realizzò importanti monumenti tanto a Salto come a Montevideo. Eriberto era invece un pittore che ha dato a Salto il proprio stemma. Tutta la vita dei due fratelli, in realtà, si divise tra l'Uruguay e l'Italia. Nati nel 1889 a Paysandú, i Prati ritornarono in Italia e trascorsero la loro adolescenza in un ambiente profondamente segnato dall'arte come testimonia la storia di Eugenio, lo zio pittore che trasmesse ai nipoti l'amore per l'arte. Nel 1906 la famiglia ritornò in Uruguay stabilendosi a Salto. Per Eriberto fu una scelta definitiva, Edmundo invece tornerà in Italia in due periodi: dal 1920 al 1931 dove studiò anche all'Accademia di belle arti di Milano e poi per un breve soggiorno nel '37 per poi fare ritorno definitivamente in Sud America. Sono sue diverse opere sparse lungo tutto l'Uruguay. Se ne contano tante a Montevideo cominciando dai monumenti dedicati a Franklin Rooseveltal, a José de San Martín, a José lrureta Goyena e a Luis Alberto de Herrera. Ma anche Los Ultimos Charrúas e la Puerta de Senadores nel Palacio Legislativo. Diverse le statue create anche nell'interno del paese: José Artigas a Salto; El Sembrador a Paysandú e infine Giuseppe Garibaldi a Dolores.

Anche per Eriberto si contano diversi lavori importanti a cominciare dallo scudo della città di Salto e altri dipinti: Ateneo di Salto, Società Italiana, Parque Solari, Casa del Partido Colorado, Obelisco eccetera. Alcuni lavori vennero realizzati insieme dai due gemelli italouruguaiani deceduti quasi contemporaneamente nel 1970.