di MATTEO FORCINITI

Kevin Barcelo è uno dei tanti in attesa di un appuntamento per il riconoscimento della cittadinanza italiana in Uruguay, una condizione, questa, che lo ha portato a riunirsi con altre persone per iniziare a protestare. La sua storia e quella della protesta in atto contro l'Ambasciata italiana è stata raccontata sabato mattina nel programma radiofonico "Italia per Tutti" in onda su Claridad FM e condotto dal consigliere del Comites Alessandro Maggi.

"La mia vicenda comincia intorno al 2002 con una mia cugina che decide di aprire la pratica per chiedere la cittadinanza" ha ricordato Kevin. "Nel 2009 anche mio nonno decide di iniziare la pratica: all'epoca non esisteva il sistema on line e si facevano le file fuori dal consolato per ottenere un appuntamento. Mio nonno è morto senza poter prendere quel turno e al suo posto sono subentrato io: per me tutta questa faccenda è molto triste perché lui avrebbe desiderato fortemente la cittadinanza, cosa che oggi chiedo anche io per poter partire con la mia famiglia sperando di migliorare le nostre condizioni di vita. C'è grande ansia, ogni giorno che passa senza il turno è un giorno perso".

Sono in tanti, migliaia, a condividere questa necessità nell'Uruguay post Covid ferito da una crisi economica latente con la perdita del poter d'acquisto e l'inflazione che fa aumentare tuttoper molte famiglia la nazionalità italiana significherebbe aprirsi le porte per un futuro migliore da cercare altrove, emigrando.

"Purtroppo oggi tanta gente nella collettività dimentica che noi veniamo da una storia di migrazione con i nostri antenati che furono accolti e ben ricevuti in questo paese" ha affermato Alessandro Maggi criticando le parole pronunciate dall'ambasciatore Giovanni Iannuzzi: "Dire che oggi la priorità sono solo gli italiani che hanno la cittadinanza è inaccettabile. Lo Stato italiano ha una normativa chiarissima sulla cittadinanza con lo ius sanguinis che certamente è la più generosa in Europa ma, al di là di questo, se esiste una legge allora la si deve fare rispettare. Da tanto tempo, invece, questa legge in Uruguay non viene rispettata senza alcuna conseguenza". Maggi si è scagliato ancora una volta contro il Ministero degli Esteri "per essere il principale colpevole della mancanza di personale" e attaccando anche la rappresentanza diplomatica italiana a Montevideo pur specificando: "Bisogna dire chiaramente che le responsabilità vengono dall'alto, i funzionari della cancelleria consolare fanno l'impossibile ma qui abbiamo un problema strutturale che da tempo non viene affrontato. La tecnologia, con il sistema on line delle prenotazioni, avrebbe dovuto risolvere i problemi e forse lo ha fatto un po' all'inizio ma oggi sicuramente non funziona come dimostra il Prenotami che qui è assolutamente insufficiente". "Un altro mito da sfatare" -ha proseguito- "è dire che in Uruguay si cerca il passaporto solo per viaggiare. Questa è una bugia, può succedere in alcuni casi ma si tratta di una minoranza. C'è tanta gente che ha un bisogno disperato del documento e chiede, semplicemente, che gli venga riconosciuto un diritto".

C'è tanta amarezza e tanta rabbia nelle parole di Kevin Barcelo che interpreta umori e sensazioni condivisi da molti all'interno di una protesta che sta crescendo: "Noi chiediamo alle autorità italiane di essere ascoltati, di trovare una soluzione. Oltre a una legge che ci riconosce un diritto, oggi ci si dovrebbe preoccupare anche di rispettare un po' di più i nostri antenati che vennero qui senza niente e che furono accolti. Noi oggi cerchiamo la stessa cosa, la cittadinanza ci consentirà una vita migliore. Sappiamo che c'è tantissima gente nella nostra stessa situazione ma non denuncia. A volte c'è paura per possibili conseguenze, altre volte ignoranza oppure rassegnazione e stanchezza di fronte a un panorama che non cambia mai".

"Quella che stiamo vivendo in Uruguay è una protesta democratica e importante che va sostenuta" ha concluso Maggi al termine del programma. "La contestazione è necessaria affinché si possa fare pressione all'Ambasciata per chiedere un servizio consolare adeguato alla quantità di persone residenti. Purtroppo è in casi come questi che si sente enormemente la mancanza del Comites, l'organismo che dovrebbe difendere i diritti degli italiani in Uruguay e che invece si trova in altre cose avendo altri interessi".