Noncuranti delle censure e delle procedure di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione europea in materia di normativa sull'Assegno unico e universale (e sulle conseguenze su assegni e detrazioni familiari) l'Inps (si presume su indicazione del Ministero del Lavoro) ha confermato - con il suo recente Messaggio n. 245 del 18/01/2024 - che a partire dal 1°marzo 2022, per effetto dell'Istituzione dell'Assegno unico e universale, le detrazioni per i figli a carico spettano ai pensionati nostri connazionali solo se i figli a carico sono di età pari o superiore a 21 anni (art. 12,comma 1, lett. C del Tuir - Testo Unico dell'Imposta sui Redditi). Per tutti gli altri figli, quindi di età inferiore ai 21 anni, non sono più attribuibili le detrazioni per carichi familiari.

Si conferma perciò che l'abrogazione per tutti dal 28 febbraio 2022 delle prestazioni familiari (assegni e detrazioni sostituite appunto dall'Assegno unico) ha penalizzato esclusivamente migliaia di contribuenti italiani residenti all'estero, pensionati (come confermato nel Messaggio Inps) e soprattutto lavoratori, (i cosiddetti "non residenti Schumacher” che producono reddito in Italia per almeno il 75% del loro reddito complessivo).

Ciò che non è accettabile è l'ignavia di questo Governo che non si degna di rispondere (e di trovare adeguate soluzioni) alle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea in tema di Assegno unico e per ultimo alla lettera con “parere motivato” inviata al Governo italiano che contesta all'assegno unico e universale per i figli a carico introdotto a marzo 2022 il mancato rispetto delle norme sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori.

Si ricorderà infatti, come evidenziato dalle mie interrogazioni e interpellanze nella scorsa e in questa legislatura, che il diritto all'Assegno Unico era stato vincolato alla residenza in Italia e che l'abrogazione per tutti dal 1° Marzo 2022 delle prestazioni familiari (assegni e detrazioni sostituiti appunto dall'assegno unico) aveva penalizzato esclusivamente migliaia di contribuenti italiani residenti all'estero, pensionati e soprattutto lavoratori (i cosiddetti “non residenti Schumacher” che producono reddito in Italia per almeno il 75% del loro reddito complessivo) e tutti i residenti in Italia con figli a carico residenti all'estero.

Se da una parte quindi le nostre istituzioni fanno finta di nulla (quest'ultimo messaggio dell'Inps ne è una dimostrazione) dall'altra l'invio all'Italia del “parere motivato” da parte della Commissione europea comporta un ulteriore avanzamento della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia con il rischio che il nostro paese, se non si dovesse adeguare rilievi della Commissione UE, ne debba rispondere davanti alla Corte di Giustizia europea.

Infatti, consapevole di questo rischio, nella mia interrogazione, che si rileva sempre più centrata, avevo chiesto al governo se non ritenesse necessario ripristinare le detrazioni familiari e l’ANF per i figli a carico di età inferiore a 21 anni a favore dei contribuenti italiani “non residenti Schumacher” o prevedere in alternativa che l’AUU fosse concesso a tali contribuenti che non sono tuttavia percettori di analoghe prestazioni all'estero e se non ritenesse infine legittimo e opportuno concedere le prestazioni familiari per i figli a carico (ora negate) ai lavoratori residenti in Italia ma con nucleo familiare residente all'estero. Non mi sembra purtroppo che questo governo sia attento e sensibile a questi auspici e non mi sorprenderebbe quindi un prossimo deferimento alla Corte di Giustizia europea.

Da parte mia non mancherò di continuare a sollecitare il governo ad attuare i provvedimenti necessari per il rispetto delle normative europee e dei diritti ora negati dei nostri pensionati e lavoratori.