di Franco Esposito

Dove eravamo rimasti e da dove possiamo riprendere? La vergogna di Novara, i no vax che sfilano indossando costumi da deportati dei biechi nazisti: semplicemente disgustoso. Come pure Predappio che si eccita e si incendia sull'onda delle reminiscenze mussoliniane. I patetici nostalgicI di "quando c'era lui". In Italia sembra viga la regola del sottosopra, quello che non si può va fatto. L'incubo del rave party alle porte di Torino. Pare siano in cinquemila tra droga e quant'altro di proibito. Uno sberleffo alla pandemia, avanti con i contagi.

Un popolo social, quello dei rave party, senza confini. L'Italia patria delle feste proibite. "Vergogna nazionale, si dimetta la ministra Lamorgese", urlano da Destra. Il prefetto dice di non avere armi per combattere e sospendere il maleodorante party. Allora teniamoci tutto, e buonanotte al secchio. Se stanno così le cose, serve a cosa, a quale risultato può portare, l'alzata di voce, la protesta di noi di Gente d'Italia? La denuncia serve, e siamo su questo tutti d'accordo; la segnalazione pure. Ma al cospetto dei sordi non c'è urlo che tenga.

Perché rovinarsi quindi il fegato per temi diventati nel tempo triti e ritriti? Meglio occuparsi di altro, ma non chiamiamole frivolezze, non esiste. L'effimero è punto di vista, non una regola di vita. Allora avanti con Vittori, l'astronauta italiano che torna nello spazio alla caccia di un record planetario. Oppure con le meravigliose farfalle della ginnastica ritmica fresche campionesse del mondo. L'Italia che fa scuola e detta legge. L'Italia che ci piace, vincente infinita in questo anno magico sotto l'aspetto sportivo. E sembra meritevole di attenzione e della citazione doverosa la rivincita di Alessio. 

Alessio chi? Alfonsi di Monselice, quindi veneto doc. Quattordici anni e uno sogno: ballare. Danza classica, ovvero la grazia e la bellezza. Con la spesa onerosa di tenacia, rigore, sofferenza, competizione. Una storia a lieto fine, la sua. Il Covid sì, l'ha preso, ma questo non influisce e non interferisce nella fluidità del racconto.

Alessio sognava il Bolshoi, la mitica scuola di danza moscovita. Fissata per lui un'audizione, cancellata il 22 febbraio 2020: la madre di Alessio viene isolata dopo i primi casi di Covid. 

Ciao, Bolshoi, chissà se un giorno ti rivedrò. Ma il ragazzino è uno tosto. Temprato evidentemente nell'acciaio, non si arrende. Continua ad allenarsi e dal salotto di casa compone una coreografia video per chi lavora in ospedale. Un successo enorme.

Passa un anno e anche qualcosa in più dalla mancata audizione per il Bolshoi e il destino si presenta a lui con il più smagliante dei sorrisi. Alessio supera la selezione per entrare all'Accademia del Teatro alla Scala di Milano. È la sua rivincita anche sulla precedente avversità bruciatore momentaneo di un sogno cullato a lungo. Malgrado Alessio abbia soltanto quattordici anni. "Io ho cominciato a ballare che camminavo appena".

Quel giorno, a Padova, imberbe, è chiamato ad esibirsi davanti al talent scout del Bolshoi. La Mecca della danza. Ma Alessio deve mancare all'appuntamento. All'ospedale padovano Schiavonia vengono diagnosticati i primi due casi di Covid in Veneto. E proprio in quel posto lavora come operatrice sociale la mamma di Alessio, Alessandra Luchin. Il mondo gli cade addosso. "Ero distrutto", detto con lucidità e con la disciplina mentale che la danza inculca in chi la pratica con serietà.

Provato dalla situazione della madre che, a sera, rientra a casa disfatta dalla fatica, crea una coreografia e gira un video come omaggio "a mamma, per lei e per tutti gli operatori sanitari che si battevano contro il Covid, voleva che tutti sapessero e capissero cosa stavano facendo".

Sposta i mobili del salotto di casa e danza. Il video commuove la mamma, approda sui social, viene diffuso e apprezzato dai dipendenti della Usl 6 Euganea. E finisce anche sul palcoscenico virtuale della Stabile del Veneto. 

Il video diventa una carezza sulle punte. Un'infusione di coraggio e conforto a tutti quelli che hanno l'opportunità e la fortuna di vederlo.

Alessio non molla gli studi neanche per un secondo. Continua a studiare in maniera che sembra folle. Quella che contraddistingue questi artisti, metà atleti e metà poeti. "Quando restavo chiuso in casa prendevo lezioni online con i miei insegnanti. Mi sono tenuto in forma, ho provato e riprovato".

Paradosso dei paradossi, l'ha aiutato il lockdown. Sfumato il Bolshoi, arriva la Scala. Non un ripiego, proprio no. Alessio è ammesso alle selezioni dell'Accademia, lo prendono. Si avvera un sogno. Entra nella Scuola di ballo il 3 settembre. "Felicissimo io: la Scala, Milano, mi piace tutto". Resterà quattro anni a Milano, al Convitto Longone a studiare danza la mattina e al pomeriggio per il liceo, ovviamente quello coreutico.

Grande ammiratore di Daniel Sinkim, l'étoile russo che si divide tra New York e Berlino, ma il prossimo sogno da realizzare è Albrecht. "Però mi piacerebbe qualsiasi ruolo in Giselle". I salti, l'apertura e le gambe alte sono le sue prerogative di giovanissimo ballerino. I suoi punti di forza. Li ha messi in mostra in Galleria, da buon neo arrivato a Milano. La foto del salto con la Scala sullo sfondo ha già fatto il giro del mondo.