"Una classe politica italiana egoista ha evitato il disastro all'ultimo momento". Così il Financial Times intitola il suo editoriale sulla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, avvenuta il 29 gennaio all'ottava votazione. Un commento duro che, senza mezze misure, condanna in blocco la classe politica italiana, una classe politica carente ed egoista, colpevole di anteporre gli interessi personali alla stabilità del Paese che oggi si trova "in un momento così critico del suo sviluppo".

"Deplorevoli - le ha definite Tony Barber, columnist del Ft e autore di questo commento - le carenze dei partiti politici della Seconda Repubblica" emerse in questa vicenda. Secondo il quotidiano della City, i partiti italiani "si sono accordati su un secondo mandato per il presidente ottantenne solo perché temevano che qualsiasi altro passo avrebbe potuto innescare la caduta del governo di Draghi e le elezioni anticipate. Per molti di loro, ciò comportava il rischio di ridurre i seggi parlamentari e la perdita di potere, privilegi e pensioni".

Un commento duro quello del Ft che, infatti, considera "Il fallito tentativo dei partiti politici italiani di nominare un nuovo presidente una benedizione sotto mentite spoglie". La decisione del Presidente uscente di accettare un secondo mandato è stata "il miglior risultato per un Paese che ha un disperato bisogno di stabilità politica". Positiva invece la conferma di Draghi a Palazzo Chigi. Tuttavia - scrive Barber - SuperMario non può fare miracoli e "le prospettive a lungo termine sono cupe".

"I problemi dell'Italia sono troppo radicati. È difficile vedere come i partiti di destra o quelli teoricamente di sinistra possano formare un blocco di governo, tale è l'animosità all'interno delle famiglie politiche". Secondo il columnist del Ft,  quello italiano è un sistema partitico fortemente frammentato e insicuro. Conte ha agito alle spalle del centrosinistra per concludere un accordo con la Lega nazionalista. Salvini alla fine ha tradito Fratelli d'Italia appoggiando in extremis la rielezione di Mattarella, senza nemmeno consultare la Meloni. Tutti hanno avuto un atteggiamento che ha danneggiato la propria credibilità. Tutti, a parte Fratelli d'Italia, l'unico a dimostrare - "in mezzo a questi calcoli egoistici" -  coerenza fino alla fine, opponendosi al governo di unità nazionale e deciso alle elezioni anticipate.

"Purtroppo - chiosa Barber - potrebbe uscirne rafforzato. Ma per prendere il potere servirebbe comunque l'appoggio del centrodestra". Infatti, in chiusura, Barber rilancia l'idea che a guidare il prossimo governo italiano possa essere un esponente dell'estrema destra: "L'Italia potrebbe non essere lontana dal decidere, fra un anno, di eleggere il suo primo presidente del Consiglio di destra radicale del dopoguerra". Infatti - prosegue il Ft - i partiti di governo italiani sono così poco funzionanti che è difficile immaginare come possano osservare il contratto quinquennale che hanno firmato con l'Ue per approvare le riforme in cambio di 191 miliardi di euro di investimenti. Non sono in grado probabilmente di dimostrare maggior senso di responsabilità.  Per cui "potrebbe essere necessario un altro governo di unità nazionale. Ma affidare la leadership politica a tecnocrati non eletti - conclude Barber - non è una buona soluzione a lungo termine per una democrazia moderna".