di Franco Esposito

Tra una cosa e l'altra, minacce e tentativi di conciliazione puntualmente falliti, il braccio di ferro è andato avanti diciotto mesi. Oggetto del contendere, i rifiuti che nessuno vuole. Duecentotredici container di robaccia lungo la rotta Italia-Tunisia-Italia, a dare vita a un autentico intrigo internazionale. Torna in Italia il carico inviato in Africa nel 2020. Rispedito al mittente sabato dal porto tunisino di Sousse. Il carico di rifiuti fu spedito in Africa dalla società Sra srl. Per la Tunisia il carico è palesemente illegale. Sulla complessa maleodorante vicenda sono in corso indagini anche in Italia. Ma dove rientrano, in quale posto verranno scaricati 213 container di rifiuti? In Campania, avevate qualche dubbio? Ma il comune in provincia di Salerno, ora destinatario dell'ingombrante colossale malloppo si ribella. Quei rifiuti Polla non li vuole, non li accetta. Le proteste contro lo stoccaggio sono già cominciate e promettono di non esaurirsi in tempi brevi. Diciotto mesi di patimenti attraversati da arresti, inchieste e polemiche, nella coda tutte italiane. Seimila tonnellate di rifiuti che tornano dal luogo in cui erano partite. Il porto di Salerno.

Definito “un evento storico” dalle autorità tunisine, il rientro in Italia chiude una complessa trattativa tra Italia e Tunisia. Ma non scioglie gli interrogativi di un giallo segnato da eventi quantomeno ambigui come l'incendio di settanta container. Aperte due inchieste, in Tunisia e in Italia. Questa è affidata alle procure di Salerno e Potenza. Una brutta storia in cui c'entrano tutti. I giornali arabi raccontano di un'indagine dagli effetti dirompenti. Ventisei indagati per corruzione, compresi funzionari doganali e l'allora ministro dell'Ambiente. La Tunisia chiede all'Italia di occuparsi del rientro dei rifiuti come previsto dalla convenzione di Basilea. Ma il percorso fatto di scambi diplomatici sull'asse Tunisi-Roma-Napoli è causa continua di incidenti. Intoppi senza fine, laddove la società Sra, Sviluppo risorse ambientali, di Polla, in provincia di Salerno, aveva chiesto e ottenuto nel 2020 l'autorizzazione per inviare in Tunisia, all'impianto SoreplastSuarl, un carico di rifiuti classificati come “non pericolosi”.

La prima spedizione di 70 container raggiunge lo stabilimento tunisino, ma viene bloccata dalle autorità locali. Le stesse che fermano gli altri 213 container nel porto di Sousse. Per le dogane tunisine si tratta di “rifiuti domestici”. E come tali non esportabili. La Regione Campania ordina alla Sra di trasferire i rifiuti. La risposta è la richiesta di impugnazione degli atti davanti alla giustizia amministrativa. Il ricorso viene respinto. Nell'estate del 2021, i settanta container fermi presso lo stabilimento tunisino vanno in fiamme. Un incendio doloso o che cosa? I resoconti di stampa spingono all'azione le procure di Salerno e Potenza. La prima in ragione della città di partenza del carico; la seconda competente in quanto sede dell'azienda. Il 5 dicembre scorso i ricercatori che lavorano in coordinamento, Giuseppe Borrelli e Francesco Curcio, incontrano in teleconferenza i colleghi tunisini. Chiedono informazioni dettagliate, ma la richiesta cade praticamente nel vuoto. I magistrati italiani hanno avuto notizia, attraverso gli organi di stampa, dell'arresto di un ministro e di indagini suol corpo diplomatico tunisino.

“Ma i colleghi non ci hanno confermato nulla di tutto questo durante la riunione”. Il procuratore Borrelli ha riferito in occasione di una riunione della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha incontrato il presidente tunisino Kats Saled, il 28 dicembre. Nei primi giorni di gennaio il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, affronta il problema con l'ambasciatore della Tunisia in Italia. Viene siglato l'accordo di cooperazione pr il rimpatrio dei container. “In Italia il materiale – spiega il procuratore Borrelli – provvederemo all'analisi del materiale, perchè riteniamo necessario capire che cosa è stato spedito per poter eventualmente ipotizzare il reato di traffico internazionale di rifiuti”. Parte comunque l'operazione di individuazione della località più adatta per lo stoccaggio. La scelta cade nell'area militare di Persano, nel Salernitano. Tutto a posto? Utopie e punto. Il governatore De Luca coglie la palla al balzo, scarica strali sul governo nazionale. “In un anno a mezzo non era stato fatto nulla. Ora il problema che riguarda lo Stato Italiano e la Tunisia lo risolviamo noi. I veri patrioti siamo noi”.

Ma di risolto non c'è nulla. Franco Mennella, sindaco di Serre, il comune in cui ricade Persano, annuncia battaglia dura. “I rifiuti non li vogliamo, ci opporremo con ogni mezzo”. Intanto con la mobilitazione dei cittadini, poi nelle sedi delle Procure. E non sarà un bel vedere neppure un bel sentire. Seimila tonnellate di rifiuti puzza maledettamente.