Sergio Mattarella (foto: Depositphotos)

Nessun colpo di scena, come qualcuno si era augurato. Non ci sarà il "Draghi bis", come in tanti avevano auspicato, fidando nell'ipotetica nascita di una nuova maggioranza con i pezzi dei delusi di Fi, Lega e 5Stelle. Sergio Mattarella non ha avuto esitazioni. Dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento, il capo dello Stato ha firmato il decreto di scioglimento del Senato e della Camera. Tradotto in soldoni: si andrà alle urne nel prossimo autunno, senza ulteriori colpi di coda della legislatura. Il 25 settembre. In precedenza il premier Mario Draghi, prima di recarsi al Quirinale per controfirmare - come prevede la prassi costituzionale - il decreto di scioglimento, aveva parlato dinanzi all'assemblea di Montecitorio. "Prima di tutto grazie. Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo" ha detto l'ormai ex inquilino di Palazzo Chigi, richiamandosi alla barzelletta già raccontata davanti alla stampa estera qualche giorno fa. Dall'Aula sono arrivati applausi sparsi. Anche dai ministri, dove però l'unico 5 Stelle a battere le mani è stato Federico d'Incà, titolare dei rapporti col Parlamento. In termini pratici, sia pur dimissionario, il governo capitanato dall’ex governatore della Bce resterà in carica per il solo disbrigo degli affari correnti ed entro inizio agosto sarà chiamato ad approvare il decreto Aiuti bis, già al centro del confronto tra premier e parti sociali la settimana scorsa. Si tratta del dispositivo anti crisi (che dovrebbe valere circa 10 miliardi) che mira a ridurre i prezzi delle bollette e ad aiutare famiglie e imprese in difficoltà. Un testo, per la verità, era già stato ultimato - spiegano autorevoli fonti di governo - tuttavia bisogna vedere se ora è anche compatibile con gli "affari correnti". Proprio per questo, dal decreto dovrebbero restare fuori le misure più “partitiche” o meglio temi (tipo salario minimo o altre norme sul lavoro) ritenuti inconciliabili con il perimetro di quella "ordinarietà" in cui si troverà ad operare il governo.