Giovanni Maria Flick

 

 

PORTOFRANCO

di Franco Manzitti

 

 

Allora questa è la fine della Storia e questa Costituzione è ancora una bussola? Lo chiede il presidente dell’”Istituto della Resistenza e della Storia Contemporanea”, Giacomo Ronzitti, davanti a una platea sterminata di studenti, seduti nelle poltrone rosse del grande Teatro Nazionale, nel cuore di Genova e collegati via web dalle loro scuole, a tre giorni dal risultato elettorale. Che ha cambiato tutto lo scenario non solo italiano.

Sul palco ci sono a rispondere e dibattere niente meno che il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, arcivescovo di Bologna, la “voce” del papa, Gian Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, grande avvocato, già ministro e studioso della Costituzione e del diritto costituzionale e Patrizio Bianchi, il ministro uscente della Pubblica Istruzione, che oggi si chiama Miur, un economista di grande vaglia.

Usciti in apnea da una campagna elettorale orrenda, davanti a risultati che capovolgono ancora il quadro, lanciando la Meloni con il 26 per cento in alto e riempiendo il Parlamento, ristretto di deputati e senatori, con una maggioranza quasi schiacciante, ecco questo Evento (oggi lo chiamano così) che pone la questione se quella Carta Costituzionale, che oggi compie 75 anni, “la più bella del mondo” dicevano i suoi sostenitori nell’arco dell’intero Dopoguerra, potrebbe essere spazzata via in molte sue parti dai nuovi governanti.

Se quella Destra-Destra salita al potere, la prima così a destra dopo Mussolini , urlano inorriditi i giornali inglesi, avrà in mente di cambiarla per esempio negli articoli che determinano la forma di governo, passando al presidenzialismo. Se   la democrazia, che oggi molti chiamano “democratura”, corre dei rischi veri, mentre la nuova leader Giorgia Meloni ammanisce silenzi, cautela, relazioni sotterranee, ma visibili con Draghi, il leader uscente, il supertecnico chiamato a salvare l’Italia e ora liquidato da questa ondata nuova, montante, capace magari di cancellare diritti, di imporre nuovi doveri.

Il moderatore Gad Lerner di questo incontro chiuso nel bozzolo del grande Teatro, tra la proiezione  di filmati della Resistenza, sulla firma della Carta, con i volti in bianco e nero degli antichi padri, Umberto Terracini, prima di tutti, di tanti protagonisti dell’epoca “eroica”,  sfoglia gli articoli “sacri” per porre le domande.

E incomincia da Zuppi che è un po’ la star dell’incontro dopo quella lettera che ha scritto ai tempi dell’infuriare della pandemia, intitolata “Cara Costituzione!”, invocando i suoi principi e stringendoli sulla solidarietà, l'uguaglianza nel tema duro delle vittime Covid,  dei morti sui camion carichi di feretri, delle corsie piene di malati, degli anziani risucchiati dal virus assassino.

“Perchè l’hai scritta? _ chiede Lerner cosa ti ha spinto?”

Il cardinale, che tutti chiamano don Matteo e ricordano come il popolare parroco romano di santa Maria in Trastevere, spiega che le facce della guerra in Ucraina, così uguali alle immagine dell'antica guerra partigiana, quelle altre e successive sofferenze, lo hanno di nuovo spinto a pensare ai valori forti, alla fede, alle tavole ideologiche, che esistevano e che avevano sorretto i padri della Costituzione per trovare uno spirito comune e condiviso.

“Quanti morti dobbiamo vedere, quanti ne dobbiamo aspettare per capire? Deve veramente arrivare la bomba atomica per tornare indietro? A quello spirito?”

Flick va diretto sul tema che lega il risultato elettorale alla discussione sulla Costituzione: “Una svolta questo risultato? Qualcuno dice che è stato il funerale di un’epoca. Io penso che siano meglio i battesimi, che qualcosa cambia. Ragazzi, attenti ai grandi cambiamenti, la terra brucia dice il papa ed è vero. Ma attenti anche perché la Costituzione all’articolo 9 dice che il paesaggio va tutelato, bisogna progettare il futuro per difenderlo e la Carta apre la prospettiva.

Ricordiamo che in molte parti quella carta non è stata attuata.”

Secondo Flick il rapporto tra persone e natura si è alterato e siamo governati oramai da un algoritmo che ci precipita in una Torre di Babele. Il linguaggio digitale è la Torre di Babele e allora bisogna pensare a regole appunto digitali e a modificare un tempo nel quale tra biodiversità, ogm allevamenti intensivi, la natura si rivoluziona.

Il ministro della Scuola Bianchi prende gli articoli della Carta dal  lato del suo lavoro appena concluso: articolo 34, la scuola è aperta a tutti e gratuita: “E’ anche inclusiva e _ aggiunge affettuosa. Certo poi ci sono i dati preoccupanti dove quell’articolo non si riesce a attuare perché l’inclusione non funziona, perché c’è dispersione scolastica. Ma non si possono dimenticare gli aspetti positivi, le tasse universitarie più basse in Europa, la grande apertura sociale.”

“Abbiamo accolto 40 mila studenti ucraini in questi mesi” _ getta lì il ministro, fornendo un dato inedito, che conferma la grande apertura dettata proprio dalla Carta Costituzionale._ Ma bisogna andare avanti.”

E’ Zuppi a toccare il tasto che mette in discussione uno dei diritti costituzionali-fondanti: diamo a tutti la possibilità di essere italiani e poi torna sulla guerra, invocando il principio oggi così dibattuto: l’Italia ripudia la guerra. Cosa vuole dire?

Ma allora fornire armi, sostegni, aiuti a chi combatte non è infangare quel principio?

“Ripudiare è più di non usare, chi l’ha scritto quell’articolo aveva negli occhi le immagini della distruzione bellica, rifiutava la guerra come risoluzione dei conflitti. Come è immaginabile allora pensare che si possa risolvere un conflitto con la bomba atomica! Come a Hiroshima e a Nagasaki…

Non si è sognatori, se si pensa come il Papa che bisogna mettere insieme gli uomini e convincerli a trovare una soluzione con l’Ue con l’Onu. Bisogna vivere insieme in pace!”

I ragazzi seguono la discussione applaudendo e senza mai perdere il filo, concentrati, quando gli attori della Scuola di recitazione del Teatro Nazionale salgono sul palco e con le loro voci, che suonano anche non italiane, leggono gli articoli, i commenti, le analisi dei grandi protagonisti, Calamandrei, Terracini, su quella vecchia Carta che, come ha detto il vice sindaco di Genova, Pietro Piciocchi nei saluti iniziali, è proprio una carta: se cade per terra non si mette a camminare, bisogna attuarla, realizzarla, spingerla. Non è una macchina.

Cambiarla? L’esperto qui è Gian Maria Flick, che la conosce come pochi e ha le idee chiare. “E’ vecchia, è troppo morbida? _ chiede provocatorio Dal primo articolo al dodicesimo non si può toccare. E’ inviolabile.

E come cambiare quello che si potrebbe ? Con un’assemblea costituente? Oggi mettere insieme in Parlamento un’assemblea compatta mi sembra impossibile. Le costituzioni non si scrivono a tavolino, ma con la fame, il freddo, la guerra.”

E allora spunta la madre di tutte le possibili riforme: il presidenzialismo, sotto forma di una domanda diretta: è questo l’unico modo di avere governi più forti?

Flick ricorda le due strade democratiche: governabilità e stabilità sono raggiunte se il governo è in mano a pochi, oppure se la forma è quella della  democrazia “decidente” non deliberante.

Ma questo avveniva quando c’erano i partiti classici di una volta, che ora non ci sono più e si sono sciolti in una società liquida e noi galleggiamo tra un presidenzialismo americano e un mezzo presidenzialismo francese.

Conclusione: per affrontare questo nodo bisogna rivedere tutto dello spirito costituzionale. Va rivisto, per esempio, l’ordine pubblico,  vanno rivisti i principi nei quali si dice “prima gli italiani” , con una formula che non va  perchè la Costituzione prevede “tutti”.

Va rivista la sicurezza, che non è solo il lavoro delle forze dell’Ordine sul territorio, ma più in generale il controllo dell’ l’immigrazione, l’accoglienza che riguarda ogni popolo, non solo gli ucraini perché sono europei e gli altri no.

Di nuovo Bianchi entra sul tema extra nazionale, che la nuova geopolitica suscitata dalla guerra spinge drammaticamente avanti. “Non possiamo pensare a un diritto italiano superiore a quello europeo _ evoca, probabilmente alludendo alle spinte ungheresi, polacche, della ultradestra spagnola.

Fino a che punto l’interesse nazionale può prescindere dalle leggi sovranazionali? La Polonia ha stabilito che le sue leggi sono più leggi di quelle di Bruxelles. L’Italia intraprende questa strada? Con questa Costituzione? Ripudiare la guerra è fermare Putin! La Costituzione non è una “pizza al taglio”, ne prendo un pezzo e basta. La Costituzione è armonia e coerenza.

Non so se siamo a un funerale o a un battesimo. Forse per rispondere a Flick siamo a una Cresima, confermiamo i valori identitari, l’uguaglianza degli uomini.”

Allora Zuppi torna allo spirito della sua lettera: “La Costituzione ci aiuta a garantire per tutti il diritto alla salute, senza chiedere la carta di credito, come si fa in America…..In Italia ci sono 1 milione di ragazzi senza diritti, arrivati da lontano. Ma l’identità dell’uguaglianza è più larga. Dicono che la nostra popolazione diminuisce di 400 mila all’anno e che 120 mila ragazzi vanno a lavorare in altri paesi. Se abbiamo un identità forte non ce ne andiamo!”

E’ a questo punto che Lerner piazza la domanda finale: “Ci sono oggi in questo paese minacce alla Democrazia?”

Insomma si può gridare rispetto ai vincitori delle elezioni : allarmi son fascisti?

Flick risponde con due esempi: 1) il libro di Primo Levi “Se questo è un uomo”, il più bel libro di diritto costituzionale mai scritto. Bisogna lottare per non farsi trasformare in pezzi, in stuck,

come avveniva nei campi di concentramento. E’ quello che ha denunciato Levi e che rischiamo di far diventare gli immigrati, dei “pezzi”; 2) la storia di un pastore protestante che in un altro campo di concentramento ha visto eliminare i comunisti e lui non lo era, poi i sindacalisti e non lo era , gli ebrei e non lo era….e alla fine è rimasto solo. Conclusione attenti all’ “algoritmo d’oro”, così lo chiama il professore, quello che ci trasforma con la “democratura” digitale. “Ragazzi - incita - vivete nel tempo e nello spazio reale! Conservate questa identità!”

E l’appello piomba in questa grande sala dove molti sono attenti, ma dove ci sono anche molti telefonini in azione, con i ragazzi a digitare: una scena plastica di contrasto per un annuncio forte.

Bianchi, che è al suo passo d’addio da ministro, approfitta per salutare con serenità  e con un appello: “Non perdetevi a scuola, siate una pietra angolare della democrazia!”

Anche Zuppi tocca la corda della rete digitale. Quello si che è un grande rischio democratico.

“ E’ decisiva la memoria - dice - Mi preoccupa l’indifferenza, l’astensione dal voto. Qual è il neo fascismo? Lo ha spiegato bene Umberto Eco. E’ il pensiero comune., l’intelligenza artificiale, le speculazioni finanziarie, le vecchie e le nuove mafie. Ragazzi, ricordate: siamo tutti sulla stessa barca.”

E’ la frase che papa Francesco continua a ripetere e ora risuona in questa grande sala con gli studenti che applaudono e molti telefonini che

( speriamo) si spengono.