Franco Esposito

 

Il problema aspro. La questione acre. La sfida amara. Il limone protagonista. L’agrume aggredito in Italia dal “mal secco”. Il micidiale aggressore trasportato dal vento penetra nel fusto e porta gli alberi di limoni alla morte. Piangono lacrime vere le limonaie. 

In Italia i limoni con Indicazione geografica protetta, Igp, sono sette. Due in Campania, Sorrento e Costa d’Amalfi, il cui riconoscimento dell’Unione Europa è del 2000-2001. Uno in Puglia, femminiello del Gargano. Un altro in Calabria, limone fiorente di Rocca Imperiale. Tre le specialità sicule: limone interdonato di Messina, di Siracusa e dell’Etna. L’ultimo a ottenere il riconoscimento comunitario due anni fa. 

Aggrediti in maniera letale dal fungo, i limoni italiani lanciano una sorta di sos. “I nuovi fondi serviranno a contrastare le patologie”, annuncia il ministro Lollobrigida. Il grido d’allarme è partito dagli agricoltori della Costiera Amalfitana. L’urlo preoccupato riguarda appunto la salute dei limoni. Produzione tipica del territorio, è divenuta nel  tempo parte integrante delle cartoline spedite in tutto il mondo, avendo ottenuto la certificazione di Indicazione geografica protetta. Unitamente al Limone Costa D’Amalfi e al Limone di Sorrento. 

Il “mal secco” affligge le culture in Campania da almeno cinquant’anni, Trasportato dal vento, il fungo penetra nel fusto attraverso le foglie e provoca al morte dell’albero. Per contrastare la diffusione, è obbligatorio il ricorso ai pergolati. I protettori degli alberi dal vento. Sostitutivi dei vecchi, antichi pali di castagno e coperti con le tipiche pagliarelle. “Il costo eccessivo li ha resi estremamente anti economici”.

Il governo, con la legge di Bilancio approvata a fine dicembre, ha stanziato risorse per la ricerca contro l’infezione che negli ultimi trent’anni ha ridotto del quarantacinque per cento la superficie destinata a ospitare le piante, in tutta Italia. La produzione intanto è calata del quarantuno per cento. Grazie al regolamento ratificato dalla Regione Campania, è possibile utilizzare il metallo “per abbattere le spese e garantire una maggiore longevità delle strutture”. 

Costante è il ricorso ai trattamenti con fitosanitari per prevenire lo sviluppo del “mal secco”. Come impone il disciplinare Igp, però vengono utilizzati esclusivamente prodotti a residuo zero. Fatto salva l’intensa attività di recupero avviata negli ultimi anni di poderi abbandonati. “Lo scopo è evitare che il fungo possa trovare terreno fertile in territori incolti”. La produzione annuale di limoni Igp nelle due Costiere varia tra i 14mila e i 18mila quintali, dei quali il quaranta per cento è destinato alla produzione del limoncello; il resto è commercializzato sui mercati di tutto il mondo. 

Il reimpianto degli alberi malati garantisce la sopravvivenza di centinaia di aziende agricole. L’intervento del governo può diventare determinante per individuare “nuove terapie da adottare per salvaguardare le piante”. L’aiuto prevede una dotazione di tre milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024, 2025. Il totale è di nove milioni di euro. Interesserà, in particolare, le attività di ricerca finalizzate al contenimento del “mal secco”. Il riferimento è rivolto in esclusiva alle produzioni Igp. “Vogliano rafforzare le filiere italiane e proteggere il prodotto nazionale sinonimi di eccellenza e qualità”, s’impegna in questo senso e in questa direzione il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. 

Il governo ha previsto interventi utili, tra cui importanti fondi per "contrastare le patologie che sempre più spesso aggrediscono le piante”. Il progetto interessa, nella sua interezza, la totale salvaguardia degli agrumi italiani. “Tra le più preziose produzioni al mondo”. Un prodotto di eccellenza che gli agricoltori vogliono continuare a produrre. Anche per non essere costretti a comprare le colture da nazioni che producono con meno qualità, una volta cancellate quelle italiane, All’estero spesso utilizzano forti concentrati di fitofarmaci. I cosiddetti pesticidi. 

Gli agricoltori italiani contano anche sul sostegno del governo per continuare a produrre agrumi di riconosciuta qualità “elementi essenziali della dieta mediterraneo”. Sempre più a rischio a causa dell’aggressione del fungo portatore del “mal secco”.