di ROBERTO ZANNI
Habemus CGIE, finalmente. Tanto invocato, tanto aspettato, adesso può cominciare a lavorare per gli italiani che vivono all'estero. Come sempre miriadi di discorsi, promesse, dalle cariche più alte del Governo a scendere attraverso la piramide. Leggendo i resoconti della settimana romana, il prossimo futuro per noi che viviamo, lavoriamo fuori dall'Italia sarà come nemmeno ce lo possiamo immaginare. Tutti i problemi verranno risolti, perchè la bacchetta magica è pronta a muoversi nel cielo d'ogni continente. Staremo a vedere quello che succederà. Nel frattempo però c'è un aspetto, evidenziato soltanto da 'Gente d'Italia', preoccupante e molto, ma per tutti gli oltre 6 milioni di cittadini italiani che si trovano sparsi nel mondo. Ci riferiamo alla nomina di Aldo Lamorte a segretario della Prima Commissione 'Informazione e Comunicazione'. Oggettivamente un precedente pericolosissimo per la nostra democrazia. Lamorte, chi ci legge lo sa bene, è debitore da dieci anni della casa editrice di 'Gente d'Italia' di 13.000 dollari, alle ultime elezioni ha votato con una scheda che non gli apparteneva (altro reato) e infine, usando il Comites di Montevideo, in combutta con l'ambasciatore d'Italia in Uruguay Giovanni Iannuzzi, ha fatto in modo che al nostro/vostro giornale non fosse concesso il contributo governativo che legittimamente spettava. Come? Con una serie di menzogne alle quali Lamorte e Iannuzzi, nelle vesti di dittatori di periferia attraverso un Comites e un'Ambasciata, hanno evidenziato, nel rapporto inviato a Roma, il proprio dissenso per la linea editoriale del giornale, andando contro la Costituzione italiana, contro la libertà di stampa, contro tutto e tutti! E ora in premio al CGIE hanno concesso a Lamorte non solo un posto, ma anche la carica di segretario nella Prima Commissione 'Informazione e Comunicazione' che si occupa ovviamente dei media italiani fuori dall'Italia. E oltre all'aspetto etico non si deve dimenticare quello pratico: Lamorte non sa parlare (e tanto meno scrivere) l'italiano. La Commissione Informazione e Comunicazione è presieduta da Giangi Cretti che è anche presidente di Fusie, Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero, il quale, lo scorso febbraio, una volta che il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria aveva annunciato la decisione di non assegnare a 'Gente d'Italia' il contributo che gli spettava per il 2021, tra le altre cose aveva sottolineato come "il parere del Comites, a norma di legge necessario ma non vincolante, è certamente utile se finalizzato a confermare la reale presenza e diffusione della testata nella Circoscrizione di sua pertinenza. Di converso, detto parere non è utile se inteso a modulare una sorta di indice di gradimento, fisiologicamente percepito in base a presunte esperienze dirette o, fatto più grave, a riferimenti culturali o politici individuali o addirittura ideologici. Diritto di critica e di libertà d’opinione, quest’ultimo sacrosanto se espresso a titolo soggettivo e personale (ciascuno si sceglie l’informazione che meglio gli aggrada, o nella quale vede confermate le proprie convinzioni), ma inaccettabile se dirimente per l’assegnazione di contributi pubblici”. Un pensiero abbastanza chiaro che però si scontra frontalmente con l'operato di Lamorte. Ora la domanda è molto semplice: come faranno Cretti e gli altri componenti della Commissione tra i quali spicca Raffaele Lorusso in rappresentanza della Federazione Nazionale della Stampa, a lavorare fianco a fianco con chi ha impunemente calpestato quei diritti inviolabili che loro rappresentano? Si tratta di una situazione insostenibile, un conflitto di interessi abnorme, che avrebbe dovuto subito trovare la reazione non solo di chi difende la libertà di stampa e di opinione, ma di tutto il CGIE. Al momento, a quanto ne sappiamo, non c'è stata invece nessuna protesta e nemmeno richieste di spiegazioni. La speranza è che qualcuno abbia il coraggio di denunciare l'atrocità che si sta compiendo (in nome di qualche interesse politico e non), ma nell'attesa una domanda necessita di una risposta immediata dai vertici del CGIE: chi ha suggerito, avallato, deciso la nomina di Lamorte proprio in quella Commissione era a conoscenza del suo background? In caso affermativo ci troviamo di fronte a un atto senza precedenti che dovrebbe portare alle dimissioni immediate di chi l'ha voluto su quella poltrona (oltre che di Lamorte ovviamente) ma lo stesso dovrebbe accadere anche se il proponente fosse stato ignaro degli atti compiuti in passato dal neo segretario, perchè significherebbe la non conoscenza del candidato. Ma qualunque sia la risposta, una certezza c'è fin d'ora: ci stiamo trovando davanti alla negazione di quella che è una funzione primaria del CGIE, vale a dire la tutela dei diritti degli italiani all'estero.