Volge al termine questo 2022 e anche per la comunità italiana in Uruguay è tempo di bilanci. Per la maggior parte delle associazioni l'anno che sta per concludersi è stato l'opportunità di rilanciarsi dopo il difficile periodo della pandemia che ha rappresentato un colpo durissimo. La ripresa delle attività non nasconde però i soliti problemi che continuano a manifestarsi nonostante le promesse che erano state fatte pochi mesi fa: è il caso dei servizi consolari che continuano ad essere di difficile accesso per molti. Gente d'Italia ha deciso di dare ancora una volta voce alle associazioni per analizzare l'anno che sta finendo e provare a raccontare questa comunità attraverso i suoi protagonisti. 

di Matteo Forciniti

Dopo il primo viaggio a Colonia ci spostiamo adesso più a nord, a Paysandú, dove l'Associazione Lucana guida una collettività molto attiva che è stata capace di rinnovarsi restando fedele ai suoi principi ed è riuscita a ottenere negli ultimi tempi successi molto significativi: uno su tutti il recente riscatto della vecchia sede del Circolo Napolitano. Di certo è una chiara inversione di tendenza rispetto alla perdita del gigantesco patrimonio culturale e architettonico che ha sofferto l'Italia in Uruguay negli ultimi decenni.

Parliamo quindi con Martin Lamarca, presidente dell'Associazione Lucana di Paysandú.

- Come giudicate questo 2022?

-Sicuramente questo 2022 è stato molto positivo dato che sono state fatte tante cose, tra queste: un accordo con la Facultad de Información y Comunicaciones, l'apertura al pubblico del Centro de Estudios Migratorios e Investigación Genealógica (Cremig) all'interno della sala informatica della sede del Circolo Napolitano. Un obiettivo molto importante, per noi, è continuare a lavorare sulla genealogia e preservare i documenti storici dei nostri antenati condividendo queste esperienze con il resto della società. Tra le altre cose portiamo avanti una stretta collaborazione con la Intendencia di Paysandú che ci ha permesso di partecipare -in rappresentanza dell'Italia- a diverse iniziative. Quest'anno poi abbiamo festeggiato il nostro ventesimo anniversario e abbiamo avviato il terzo progetto alla ricerca delle radici, ovvero la preparazione del viaggio lungo tutto il meridione. Infine, siamo tornati a novembre con la seconda edizione della settimana italiana che ha avuto un enorme successo e che si è conclusa con la ciliegina sulla torta dato che  siamo riusciti a ottenere la completa gestione dello storico immobile che apparteneva al Circolo Napolitano. Prima avevamo a disposizione solo una sala di questo edificio, adesso invece abbiamo il controllo di tutto e questo potrà essere una grossa opportunità per potare avanti tanti progetti. Insomma, abbiamo fatto tanto ma ci sono ancora tante cose da realizzare, i progetti per il futuro sono diversi.

- Quali sono stati i problemi che avete riscontrato?

- Da tanto tempo ci manca l'appoggio istituzionale da parte del viceconsole di Paysandú. Chiarisco subito un punto: noi non chiediamo soldi a nessuno, vorremmo solo avere un appoggio ufficiale affinché ci vengano facilitate le cose dato che tutto quello che noi organizziamo lo facciamo per l'amore verso l'Italia, le nostre radici. Il rappresentante dell'Italia nel nostro dipartimento dovrebbe essere presente negli appuntamenti importanti che riguardano la collettività, ci sembra il minimo. Questo silenzio, questo abbandono che viviamo potrebbe scoraggiare qualcuno a impegnarsi attivamente per l'Italia. Noi però siamo determinati ad andare avanti anche a costo di restare soli anche perché siamo convinti di una cosa: essere italiani non passa da un passaporto o da una cittadinanza ma è un sentimento molto più profondo che richiede l'impegno di studiare la lingua e la storia, seguire l'attualità e le vicende attuali per potersi avvicinare il più possibile alle nostre radici.

- E  i servizi consolari dopo l'apertura, a fine luglio, della nuova sede?

- È cambiata soltanto la sede ma il sistema è rimasto pressoché uguale. A nostro avviso questo sistema on line per la prenotazione degli appuntamenti è totalmente ingiusto e incompatibile con i tempi attuali e -cosa ancora più grave- soffre del problema degli intermediari, le persone che vendono le date, soprattutto per quanto riguarda la cittadinanza. Tempo fa a noi ci avevano promesso che Paysandú avrebbe avuto la sua agenda ma non sappiamo se questa cosa sia entrata in funzione oppure no.