Donald Trump (Depositphotos)

"Sicuramente non c'è stata un'ondata repubblicana". Nelle parole a caldo del senatore Lindsey Graham, uno dei leader più influenti del Grand Old Party, c'è tutta la delusione di chi era convinto - confortato dai sondaggi e dalle analisi - che le elezioni di metà mandato avrebbero travolto il partito di Joe Biden e lanciato il Gop alla riconquista della Casa Bianca nel 2024. L'attesa ondata rossa, lo tsunami repubblicano che molti avevano ipotizzato, non ci sono stati, i democratici evitano la tradizionale batosta che colpisce il presidente in carica.

Con i conteggi finali ancora in corso la tendenza appare chiara, ai repubblicani andrà la maggioranza della Camera dei Rappresentanti, il Senato dovrebbe restare in mano democratica, anche se per avere la certezza serviranno forse giorni (in Arizona e Nevada i voti per posta saranno conteggiati per ultimi) e per il seggio in Georgia sarà necessario il ballottaggio previsto a dicembre. I numeri finali saranno decisivi per capire come e quanto Biden diventerà un'anatra zoppa nei prossimi due anni, ma da un punto di vista strettamente politico la notte elettorale Usa mette oggi in difficoltà più i repubblicani che i democratici. Soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024, la cui campagna inizierà di fatto il prossimo 15 novembre, quando Donald Trump annuncerà la propria candidatura. L'ex presidente, che si è impegnato in prima persona nelle elezioni di metà mandato facendo coinvolgere i voti nelle primarie del Gop sui candidati a lui più fedeli, rafforza la sua presa sul partito (potrà contare al Congresso su oltre cento deputati e senatori fans), ma dovrà fare presto i conti con alcune sconfitte scottanti dei suoi candidati al Senato e con la figura del riconfermato governatore della Florida Ron DeSantis, il più accreditato a contendergli la nomination 2024 e la leadership del Grand Old Party. 

Quella del successo o meno di Trump è un'analisi a due facce, in chiaroscuro. Può vantare successi come quello del neo-senatore dell'Ohio J.D Vance, noto per il best-seller del 2016 Hillbilly Elegy, sui valori di chi vive negli Appalachi e sui problemi sociali e socioeconomici dei bianchi che vivono nelle zone rurali (nel 2020 ne è stato tratto un film diretto da Ron Howard e interpretato da Glenn Close e Amy Adams). L'Ohio, che negli ultimi due decenni era uno degli Stati in bilico decisivi per la Casa Bianca, è oggi saldamente repubblicano ed è uno dei punti di forza della strategia di Trump. 

Anche la Florida, altro Stato tradizionalmente in bilico, è oggi saldamente repubblicana, ma sarà probabilmente il campo di battaglia decisivo tra The Donald e DeSantis nelle primarie del Gop. Battaglia già iniziata visto che l'ex presidente, oltre a non invitare il governatore al comizio conclusivo tenuto a Miami lo ha bollato così in un'intervista a FoxNews: "So più cose di lui di chiunque altro, a parte, forse, sua moglie. Vi posso dire cose su di lui che non sarebbero molto lusinghiere. Se si candidasse alla Casa Bianca potrebbe farsi molto male". I sondaggi dicono che Trump sbaglia. Negli exit poll in Florida il 45 per cento degli elettori dello Stato vorrebbe vedere DeSantis candidarsi alla presidenza, contro solo il 33 per cento che vorrebbe Trump.

Dove Trump è andato decisamente male è in Pennsylvania, lo Stato su cui aveva puntato il grosso delle sue carte. Mehmet Oz, il candidato che ha scelto personalmente e che ha guidato passo passo durante la campagna elettorale. Il Doctor Oz (così è conosciuto al grande pubblico televisivo americano per un suo programma, piuttosto contestato dal punto di vista medico), sarebbe stato il primo senatore musulmano eletto nel Senato Usa, ma è stato seccamente battuto - nonostante una campagna pubblicitaria milionaria - da John Fetterman. Il candidato democratico, che a maggio è stato colpito da un ictus che ha compromesso la sua capacità di parlare e di elaborare il suono dei discorsi altrui, nelle ultime settimane, dopo una brutta performance nel dibattito televisivo, era apparso in grande difficoltà.

Nel futuro del Gran Old Party avrà un ruolo chiave anche la Georgia, con il seggio per il Senato che verrà assegnato nel ballottaggio di dicembre tra il democratico Raphael Warnock (che nel 2021 è diventato il primo senatore nero dello Stato) e il repubblicano Herschel Walker, anche lui afro-americano, ex star del football professionistico Usa. Per gli equilibri interni al Gop il risultato più importante sono però le due riconferme del governatore Brian Kemp e del segretario di Stato Brad Raffensperger. Due repubblicani che si rifiutarono nel 2020 di obbedire agli ordini di Trump e di dichiarare nulle le elezioni in Georgia e che The Donald da allora considera suoi nemici giurati.