di MATTEO FORCINITI

Si conclude nel peggiore dei modi il mandato dell’ambasciatore Giovanni Iannuzzi in Uruguay. A scrivere l’ultimo capitolo di una storia triste caratterizzata da menzogne e deliri di onnipotenza ci ha pensato il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) Anna Maria Gavoni che ha respinto la richiesta di archiviazioneavanzata dalla Procura di Roma in merito all’inchiesta sulla morte di Luca Ventre.

 

Il primo gennaio del 2021 questo cittadino italiano di 35 anni morì misteriosamente dopo aver scavalcato il cancello dell’Ambasciata italiana a Montevideo. A ucciderlo, secondo la perizia della Procura di Roma, fu la manovra violenta del poliziotto uruguaiano Ruben Dos Santos che stese a terra Ventre, immobilizzandolo, per 37 lunghissimi minuti e senza apparentemente alcun segnale di pericolo come emerso dai video. Dos Santos era stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco ma in seguito la Procura aveva chiesto la sua archiviazione per improcedibilità in quanto l’indagato non era mai stato presente nel territorio italiano.

 

Con la sua decisione il Gip ha invece recepito le obiezioni della difesa rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo, secondo cui il procedimento è ammissibile penalmente in quanto i fatti si sono svolti nel cortile dell’ambasciata a Montevideo, dunque su suolo italiano. Per il giudice Gavoni è necessario che il pubblico ministero completi l’indagine con l’iscrizione nel registro degli indagati di Leonardo De Miranda, il vigilante che compare nel video insieme al poliziotto dato che ci sarebbero anche delle incongruenze nella ricostruzione dei fatti e sul ruolo svolto dai due. Inoltre, il Gip ha disposto nuovi accertamenti all’interno della stessa Ambasciata: al pm si chiede di attivarsi per la rogatoria internazionale e di disporre nuove verifiche sui tabulati telefonici in uso al personale della sede diplomatica nelle ore in cui si sono svolti i fatti “per accertare la presenza di altri interlocutori con i soggetti che hanno preso parte all’evento”.

 

Oggi più che mai appare fondamentale chiarire alcuni punti su questa vicenda piena zeppa di misteri sui quali forse a breve ne sapremo qualcosa in più: quali responsabilità ha avuto l’Ambasciata nel caso Ventre? Qual è stata la posizione dell’ambasciatore Giovanni Iannuzzi e dei suoi stretti collaboratori? Chi ha ordinato l’ingresso della polizia in Ambasciata quel giorno? Le domande poste negli anni scorsi dai familiari della vittima e riprese anche da Gente d’Italia ritornano oggi improvvisamente alla ribalta anche alla luce del fatto che l’inchiesta svoltasi dalla magistratura uruguaiana sul caso è finita nel nulla di fatto.

 

La decisione del Gip arriva come un macigno sugli ultimi giorni del mandato di Iannuzzi in Uruguay, il periodo più buio della storia italiana in Uruguay con un ambasciatore devoto al marketing e censore verso la libera stampa. Dopo l’arrivo degli ispettori della Farnesina all’interno della sede diplomatica una nuova grana si abbatte su Iannuzzi ormai in partenza e travolto da un’ondata di proteste come non si era mai visto. Ma siamo solo all’inizio, la battaglia per ristabilire la verità sarà ancora lunga. Resta anche da accertare ed è pendente alla Corte dei Conti il ruolo svolto dall ambasciata nella misteriosa vicenda legata alla costruzione del nuovo consolato ( costato due milioni di dollari ai contribuenti ) fortemente voluto dall ex sottosegretario Ricardo Merlo - che nella vita fa il costruttore - dal suo referente in Uruguay Aldo Lamorte ( anch egli costruttore ) che ha fortemente appoggiato la richiesta, e proprio dall ambasciatore pro tempore Iannuzzi che ha caldeggiato la costruzione del manufatto ignorando ke proteste della collettività che chiedeva invece più personale per sbrigare le decine di migliaia di pratiche ancora giacenti.